martedì 17 giugno 2008

Guantanamo, Corte Suprema Usa riconosce i diritti dei detenuti



WASHINGTON - I detenuti di Guantanamo possono appellarsi al diritto costituzionale e ricorrere nei tribunali ordinari americani contro la loro detenzione. Lo ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti, al suo terzo intervento sulla spinosa questione della base militare americana a Cuba.

La Corte si è pronunciata con una maggioranza minima, un 5-4 che indicando ancora una volta la spaccatura all'interno del massimo organo giudiziario americano nel valutare la legalità di Guantanamo. E' la terza sconfitta dal 2004 per l'amministrazione Bush sul tema della legittimità costituzionale dell'apparato giudiziario militare messo in piedi dopo l'11 settembre 2001, per tenere in stato di detenzione e processare presunti terroristi. La Corte Suprema ha ribaltato la decisione con cui la Corte federale d'appello aveva confermato la legittimità di una legge che nel 2006 aveva definito le modalità dei processi militari.

La decisione potrebbe avere effetti immediati sui processi in programma, tra cui quello ai presunti responsabili degli attacchi a New York e Washington dell'11 settembre 2001, e sul futuro dei circa 270 detenuti ancora presenti nella base. La scelta dei giudici di Washington offrirà nuove armi agli oppositori di Guantanamo e anche ai due candidati alla Casa Bianca, John McCain e Barack Obama, che sono entrambi favorevoli alla chiusura della prigione nella base militare a Cuba.

In vista dei probabili ricorsi la corte federale di Washington, che ha gestito in questi anni i casi dei presunti terroristi, è entrata in stato di emergenza: i giudici hanno convocato riunioni immediate per decidere cosa fare di vari casi sospesi in attesa della pronuncia della Corte Suprema. I magistrati si aspettano una raffica di ricorsi da parte dei legali dei detenuti e stanno valutando come procedere. La decisione del massimo organo giudiziario, in tutto 70 pagine, crea una sorta di limbo legale caratterizzato dall'incertezza. Anche la Casa Bianca e il Pentagono hanno reagito sottolineando soltanto di aver bisogno di "studiare il provvedimento", per capirne le conseguenze.

Uno degli effetti più immediati sembra essere lo stop a un primo processo di fronte alle commissioni militari che era in programma a Guantanamo nelle prossime settimane. Si tratta del procedimento contro Salim Hamdan, uno yemenita che è stato in passato autista di Osama Bin Laden. Il suo avvocato militare, il comandante di Marina Brian Mizer, ha annunciato che presenterà un ricorso per far cadere le accuse contro Hamdan, sostenendo che l'intera procedura è ora da ritenere non costituzionale.

IL TESTO DELLA SENTENZA (in inglese)

(12 giugno 2008) tratto da repubblica.it

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