venerdì 31 ottobre 2008

MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO


Mozione del Senato Accademico dell'Universita' di Ferrara del giorno 28 ottobre 2008

Di fronte al comprensibile disorientamento degli studenti, delle loro famiglie e di tutto il personale dell’Università, che trova espressione nelle proteste di questi giorni, e alle persistenti distorsioni presenti nella discussione pubblica, che rischiano di far perdere di vista le questioni essenziali, il Senato Accademico dell’Università di Ferrara

ricorda che la capacità di crescita culturale, economica e sociale di un paese, e dunque le sole prospettive di uscita dalla grave crisi attuale, dipendono in modo essenziale dal rilancio dell’Università, dalla qualità dell’alta formazione, della ricerca fondamentale e di quella applicata;

sottolinea che l’Ateneo ferrarese è stato il primo, con l’Assemblea convocata dal Magnifico Rettore l’8 luglio scorso, a discutere in forma ampia, approfondita e partecipata i contenuti e le finalità degli interventi configurati nel decreto legge n. 112/2008, convertito con legge n. 133/2008 i quali rappresentano una mera operazione di taglio generalizzato dei finanziamenti e non la base di una riforma del sistema universitario;

esprime vivissima preoccupazione per le riduzioni del fondo di finanziamento ordinario, previste progressivamente dal 2009 fino al 2013, e per il blocco del turn over ad esse associato, il cui effetto congiunto sarà quello di provocare un rapido e irreversibile impoverimento dell’offerta formativa, della ricerca e dei servizi, rendendo insostenibile la programmazione didattica richiesta dal decreto ministeriale n. 270/2004;

ribadisce l’essenziale e costituzionalmente garantita vocazione pubblica dell’Università, chiamata a rispondere all’interesse collettivo, nella sua valenza strategica per la vita e il futuro del Paese che l’Ateneo ferrarese ha sintetizzato, sin dal 2004, nel motto “pubblici, orgogliosamente pubblici”;

rileva le ripercussioni negative prodotte da ogni prospettiva di smantellamento del sistema pubblico del sapere, dell’istruzione e della ricerca, i cui danni ricadrebbero sugli studenti, sui docenti e i ricercatori, e su tutti i cittadini;

evidenzia come la possibilità di trasformazione delle Università in fondazioni di diritto privato non costituisca, per la sua palese inconsistenza sul piano normativo, un’opzione reale e sia finora servita solo a distogliere l’attenzione dai veri problemi che minacciano il futuro dell’università pubblica, configurandosi come una soluzione meramente nominalistica ad una cronica asfissia di fondi e, dunque, come una strada non percorribile;

conferma l’impegno dell’Università di Ferrara, nel segno di un’autonomia responsabile, a sostenere la riqualificazione del sistema universitario attraverso una rigorosa valutazione della didattica e della ricerca volta a premiare gli Atenei più virtuosi; a seguire cioè un percorso ben diverso rispetto a quanto previsto dalla legge n. 133/2008 che finisce per penalizzare proprio gli Atenei, come quello di Ferrara, che da anni operano con coerenza per accrescere la propria qualità ed efficienza;

Il Senato Accademico fa propria la posizione espressa dalla CRUI, il cui ruolo di rappresentanza unitaria degli Atenei italiani è oggi più che mai centrale, nel documento del 23 ottobre scorso in cui si chiede:
* il rapido avvio di interventi legislativi e normativi di forte contenuto innovatore su valutazione, governance, reclutamento, stato giuridico, dottorato di ricerca, formazione degli insegnanti, diritto allo studio, trasferimento tecnologico
* una urgente riconsiderazione delle condizioni finanziarie determinate dai recenti provvedimenti legislativi che rischiano di portare a situazioni del tutto insostenibili per l’intero sistema a partire dal 2010.

tratto da unife.it

MI VIENE DA VOMITARE...



QUANDO LA REALTA' SUPERA LA FANTASIA...



IO HO VISTO COSE...

HO VISTO AD ESEMPIO:



IL MONDO ALLA ROVESCIA...


Consob: condannata in solido a risarcire oltre 1.700 azionisti
18/09/2008

MILANO (MF-DJ)--La Consob, in via solidale con Banca Leonardo, Deloitte
& Touche e Virgilio Degiovanni, sono stati condannati dal Tribunale Civile
di Milano in primo grado a risarcire circa 1.700 investitori rappresentati
dal Siti (www.sindacatositi.it), Sindacato Italiano per la Tutela
dell'Investimento e del risparmio di Milano ed assistiti in giudizio
dall'avvocato Calvetti di Treviso.

L'associazione, si legge in una nota, ha attualmente in corso iniziative
di tutela anche a favore degli azionisti ed obbligazionisti Alitalia e
Lehman Brothers. I fatti si riferiscono alla falsita' del prospetto
informativo che consenti' il collocamento in Borsa, nel segmento del Nuovo
Mercato, dei titoli della societa' Freedomland Itn Spa, oggi Eutelia,
all'iperbolico prezzo di 105 per azione.

tratto da milanofinanza.it



# Consob - Cosa fa #


L'attività della Consob ha come obiettivi la tutela degli investitori e l'efficienza, la trasparenza e lo sviluppo del mercato mobiliare.

Le sue funzioni si sono progressivamente sviluppate nel tempo in relazione sia all'esigenza di estendere l'ambito della tutela del risparmio che al progressivo evolversi del mercato finanziario e della legislazione in materia.

tratto da consob.it

SIMPLY THE BEST!!!



IL CLUB DEGLI ECCELLENTI
di Tullio Jappelli e Fausto Panunzi 25.03.2008

Sulla stampa è recentemente apparsa la notizia dell'iniziativa dei rettori di dodici atenei, tra cui Bologna, Padova e il Politecnico di Milano, di costituire un'associazione per la qualità delle università. Il progetto è criticabile sia nel metodo che nel merito: contrariamente alle intenzioni, tende di fatto a creare un club con accesso preferenziale ai fondi ministeriali, piuttosto che indirizzare e incentivare la qualità della ricerca e della didattica.

per visualizzare il resto dell'articolo clicca qui.

tratto da lavoce.info

giovedì 30 ottobre 2008

Università, studenti all’attacco



Università, studenti all’attacco
Ieri partecipato incontro a cura del coordinamento


Nasce dal basso il coordinamento di studenti che ha organizzato l’i ncontro dal titolo “Legge 133/08: parliamone” svoltosi ieri pomeriggio presso la facoltà di Giurisprudenza. Il “Coordinamento studenti di Giurisprudenza” - si firmano così gli organizzatori - è nato da pochissimo ma è la scintilla di qualcosa di più grande.

Realtà simili (singoli studenti riuniti in gruppi non supportati da organismi di partito) stanno nascendo già in queste ore anche nelle altre Facoltà.

Sintomo di una vivacità studentesca genuina, pura, che vuole affrancarsi dalle strumentalizzazioni. Ieri l’Aula Magna di Giurisprudenza è stata letteralmente invasa dagli studenti, giunti da tutto l’ateneo ferrarese per seguire il dibattito sulla legge che sta generando lo scontento tra gli operatori del settore universitario.

La notevole affluenza di pubblico ha costretto gli organizzatori ad allestire una video conferenza al piano terra per consentire a tutti di seguire il dibattito.

«I tempi sono difficili, anzi tristi - ha esordito il professor Pastore, preside di Giurisprudenza - la legge 133/08 prevede tagli lineari, ovvero non tiene conto delle particolarità».

I tagli operano indistintamente, senza indagare quali siano gli atenei “spreconi” e quelli virtuosi. Secondo una recente valutazione del Civr (Comitato di Indirizzo per la valutazione della Ricerca) «la nostra facoltà - dichiara Pastore - è risultata al terzo posto su scala nazionale in quanto a qualità della ricerca».

Ma questa nota di merito pare non valere a molto.

«Perché, se siamo terzi in Italia, - si chiede Pastore - ci tagliano i fondi a come agli altri?».

La parola passa poi a Guido Barbujani (docente di genetica, Università di Ferrara): «Ho sentito dire da qualcuno che questa riforma offre un’ opportunità all’Università... ora, immaginate un pescatore affamato che regge in mano un bastone, offro un’o pportunità a quel pescatore affamato se gli presto una lenza da fissare al bastone, non se prendo quel bastone e glielo spezzo».


L’aula, ormai al massimo della capienza, con studenti in piedi e seduti fino per le scale, esplode in un fragoroso applauso. Sconfortanti anche i numeri.

«L’Italia investe lo 0,9% del Pil nell’Università - illustra Barbujani - quando gli Usa di Bush, benché esponenti di una politica capitalistica, investono più del doppio. Occorre ridare una dignità all’istruzione».

«Ma a cosa serve la ricerca? - si chiede provocatoriamente Barbujani - A generare conoscenza prima di tutto - spiega - ma anche ricchezza: i frutti della ricerca di oggi, domani saranno brevetti industriali, quindi monetizzabili».

Il professor Nappi (docente di diritto processuale civile, Università di Ferrara) conclude ricordando che «il primo degli effetti graverà sui portafogli degli studenti. Essendo due i principali canali di finanziamento (fondi pubblici e tasse universitarie) mancando il primo si dovrà potenziare il secondo». Nappi riconosce che l’autonomia concessa agli atenei italiani è stata in certi casi mal gestita ma privatizzare significa comunque cedere il potere decisionale all’interno degli atenei al finanziatore privato e non più agli organi di rappresentanza».

La norma che permette la trasformazione degli atenei in fondazioni quindi è’’pericolosa oltre che di difficile applicazione’’. Il professor Bin (docente di diritto costituzionale, Università di Ferrara) denuncia infine la “scandalosa situazione” del diritto allo studio. In chiusura di assemblea è stata diffusa anche l’i potesi che il ministro Gelmini possa arrivare l’11 novembre in città per una inziaitiva della Ssis.

di Edoardo Rosso (30 ottobre 2008)

tratto da lanuovaferrara.repubblica.it

martedì 28 ottobre 2008

OFFICINA INFORMA



OFFICINA INFORMA:

ASSEMBLEA STUDENTI

GIOVEDI' 30 OTTOBRE - ORE 21.00

Chiostro di Santo Spirito

ODG:

DIRITTO ALLO STUDIO: (bando Er.go)

ANALISI E RICHIESTE DEGLI STUDENTI



A cura dell'associazione Rua_Ferrara


per info:

FRANCESCO: 3294289388/ CHIARA: 3335926507

lunedì 27 ottobre 2008

RIFORMA UNIVERSITARIA, LEGGE 133/08: PARLIAMONE.



TUTTI DENTRO!

RIFORMA UNIVERSITARIA, LEGGE 133/08: PARLIAMONE.

Mercoledì 29 ottobre 2008 dalle ore 13:00 alle ore 15:00

presso l’Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza
si terrà un incontro volto a sensibilizzare tutti, studenti e non, sul tema della riforma universitaria, nel corso del quale verrà illustrato il testo della legge 133/08.

Parteciperanno:

prof. Guido Barbujani (docente di genetica, UNIVERSITA’ DI FERRARA)

prof. Pasquale Nappi (docente di diritto processuale civile, UNIVERSITA’ DI FERRARA)

prof. Baldassare Pastore (preside della facoltà di Giurisprudenza, UNIVERSITA’ DI FERRARA)

Al termine degli interventi si aprirà il dibattito.


VI ASPETTIAMO NUMEROSI!

Coordinamento studenti di Giurisprudenza

per informazioni e iscrizioni al gruppo:
coordinamentostudentigiuri@gmail.com

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(PARENTESI SUL "MONDO" DELLA SCUOLA)

"ALLA FINE ANCHE NOI, UN PO' PIU' VECCHIOTTI, ABBIAMO AVUTO IL MAESTRO UNICO E NON MI PARE CHE ABBIA CREATO DEI PROBLEMI?!"




ma anche



ELEMENTARE, GELMINI!
di Fausto Panunzi e Roberto Perotti 09.09.2008

Pedagogisti e scienziati dell'educazione discutono da decenni vantaggi e svantaggi del maestro unico. Ed è vero, come dice Bossi, che "Se c'è un solo insegnante è più facile che si rovini il bambino". Ma sulla scuola bisogna comunque rifiutare l'immobilismo e intervenire per migliorarla. Tenendo conto del livello qualitativo attuale. Ecco in che modo.

per leggere il resto dell'articolo clicca qui.

tratto da lavoce.info

A PROPOSITO DI ILVA...

PRIMA PARTE



SECONDA PARTE



TERZA PARTE

domenica 26 ottobre 2008

GLI AMICI DEGLI AMICI

Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva
Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina
TARANTO - Sul loro tavolo c'era il futuro del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'Ilva di Taranto. E la salute di centinaia di migliaia di cittadini. Avrebbero dovuto decidere, infatti, se concedere o meno alla fabbrica l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), una carta necessaria per la prosecuzione dell'attività. Invece, non decideranno nulla. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, li ha rimossi: al loro posto ha nominato tecnici di sua fiducia. "Una decapitazione del sapere tecnico-scientifico che dà forte ragione di inquietudine" attacca il presidente della Regione, Nichi Vendola.

Che a questo punto ha deciso di fare da solo: nelle prossime settimane il governatore presenterà infatti al consiglio regionale una legge che imporrà all'Ilva, così come a tutte le altre aziende che producono in Puglia, la riduzione delle emissioni inquinanti. "Stabiliremo un cronoprogramma: più passa il tempo - dice Vendola - e più dovranno tagliare. Altrimenti saremo costretti a farli chiudere".

La decapitazione ministeriale dei tecnici è stata scoperta dai pugliesi il 15 ottobre. "Convocati a Roma ci siamo trovati davanti il nuovo presidente del nucleo di coordinamento scelto dal ministro Prestigiacomo - spiega l'assessore all'Ambiente, Michele Losappio - Stranamente, più volte e con grande enfasi, ha voluto sottolineare come le emissioni dell'Ilva siano tutte nei limiti dell'attuale normativa nazionale". "Per la prima volta poi - continua il direttore regionale dell'Arpa pugliese, il professor Giorgio Assennato - al tavolo c'erano anche i tecnici dell'azienda".


"Insomma l'aria sembra cambiata, almeno al ministero" dice invece Vendola, proprio lui che appena insediato aveva fatto proprio un piano industriale d'accordo con la famiglia Riva. L'Ilva effettivamente ha speso 300 milioni di euro per modernizzare gli impianti e ha dimostrato la possibilità di ridurre le emissioni. "Non ha mantenuto però molti degli impegni presi - continua il governatore pugliese - E soprattutto nel piano presentato al Ministero parla di riduzioni delle emissioni di diossina molto lontane rispetto alla nostra pretesa: indicano limiti tre volte superiori rispetto a quelli che noi chiediamo".

Ecco perché la Regione Puglia ha già annunciato che se le carte in tavola non cambieranno, esprimerà parere negativo al rilascio dell'Aia. Ma il parere non è vincolante. Da qui la decisione di intraprendere la strada della legge regionale. "Qui si vuol far credere - spiega ancora il presidente pugliese - che in realtà non c'è niente da fare. Che o c'è la fabbrica con tutti i suoi veleni, o c'è una salubrità mentale assediata dalla disoccupazione. Ci si mette davanti all'opprimente aut aut che o si muore di cancro o si muore di fame. Invece investendo nelle tecnologie quelle riduzioni possono arrivare. In caso contrario, meglio una vita da povero che una morte sicura".

L'Ilva negli ultimi quattro anni ha prodotto utili per 2,5 miliardi. "E approfittando del vantaggio competitivo che deriva dal non avere i rigori normativi di altre aree d'Europa farà sempre più utili" dice Vendola. "In qualsiasi parte d'Europa, Slovenia esclusa, l'Ilva fosse stata, avrebbe dovuto chiudere o abbassare le emissioni" spiega il professor Assennato. "Soltanto in Italia esiste una legge con dei limiti così alti".

Il governo pugliese, in più riprese, ha chiesto di cambiare quella norma sia al governo di centrosinistra sia a quello di centrodestra. "Mai abbiamo avuto risposte. E ora mi trovo con i dirigenti cambiati, con Emilio Riva, il padrone dell'Ilva, come socio della Cai e sempre lui come principale beneficiario della processione anti Kyoto del governo Berlusconi. Io ho il dovere di mettere tutti gli interlocutori di fronte alle proprie responsabilità".

Questo scontro istituzionale arriva dopo un altro, violentissimo, avvenuto quest'estate. Per motivare la richiesta di diminu-zione degli inquinanti, e in particolare del benzoapi-rene, l'Arpa pugliese aveva allegato una serie di analisi dell'Università di Bari. Soltanto da due anni, infatti, l'Agenzia regionale per l'ambiente sta monitorando l'Ilva. Il direttore regiona le del ministero, Bruno Agricola, ha sostenuto che "le campagne effettuate non pos sono essere ritenute valide". I criteri di rilevamento, nel 2005 e nel 2006, non avrebbero rispettato quanto previsto da una legge del 2007. In sostanza, avrebbero dovuto prevedere il futuro.

Di Giuliano Foschini

venerdì 24 ottobre 2008

POI NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVERTITO...BEN 50 ANNI FA!!!

"Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"


Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

NdR: su gentile segnalazione dell'amico D.M.

QUESTI FACINOROSI HANNO IL SUPPORTO DEI GIORNALI...MA SOLO LORO???



o se preferite il cinema...

SI PERO' DECIDITI...



SCUOLA: BERLUSCONI, FACINOROSI TRA MANIFESTANTI
ROMA - Berlusconi denuncia la presenza di "facinorosi" nelle manifestazioni di questi giorni riguardo alla riforma della scuola, che a giudizio del premier hanno "l'appoggio della sinistra estrema e dei centri sociali" ed "il supporto dei giornali". "Ho letto ancora un po' di titoli di giornali...", allarga le braccia il premier. Sulla scuola, dice che "il discorso è chiuso".

Berlusconi insomma fa capire di non aver fatto alcuna retromarcia e sostiene: "Le persone di buon senso sanno dare giudizio su quello che leggono. Io non ho cambiato atteggiamento né giudizio. Ho parlato con il ministro degli Interni e penso che lo Stato deve difendere i diritti dei cittadini, tra cui quello di frequentare le scuole e le università". "Se poi ci sono dei facinorosi che vogliono manifestare, manifestino pure. Hanno tutte le strade possibili e immaginabili per farlo - aggiunge il premier - ma non impediscano l'accesso di altri nelle strutture pubbliche".

Allora chi manifesta è un facinoroso?, chiedono i giornalisti. "Chi manifesta può essere uno che si oppone perché non è d'accordo - ribatte il premier -, da quello che abbiamo visto tantissime manifestazioni della scuola sono organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, come mi ha confermato ieri il ministro Maroni. Si può ben dire in questi casi che in queste manifestazioni ci sono dei facinorosi. Non tutti, piccoli gruppi. E hanno il supporto dei giornali".

Dalla Cina il premier ribatte alle critiche che arrivano da Roma sulle parole pronunciate ieri a Pechino da Berlusconi. "Io vado avanti a realizzare il mio programma. Indipendentemente da tutti i teatri e teatrini che mette in campo la sinistra. Chiaro? Non c'é nessuna possibilità di dialogo con questa sinistra". "Affermano che sono un dittatore - dice ancora il premier - E allora, se sono un dittatore, perché dovrei dialogare? Do ordini e mi impongo. Se invece non è vero che sono un dittatore e non c'é un regime, se la realtà è che siamo un paese democratico in cui c'é una maggioranza assolutamente democratica, che credibilità posso dare a chi afferma che siamo in un regime?".

tratto da ansa.it

giovedì 23 ottobre 2008

(ULTERIORI) CONSIGLI PER LA LETTURA...




L' università truccata



In sintesi
L'università italiana sta morendo di nepotismo, scarsa selezione nel vagliare il corpo docente, mancanza di incentivi alla produzione scientifica, incapacità di individuare prospettive da seguire da parte di chi ha il compito di governarne l'evoluzione. L'università italiana non è produttiva né equa, non facilitando la mobilità sociale. Praticamente ogni ministro ha legato il proprio nome a una rivoluzione dell'università, suscitando dibattiti infiniti su ogni comma di legge. Ma un osservatore esterno che guardasse ai risultati invece che ai mille rivoli delle normative non si accorgerebbe di nulla. Ciò che serve è una cosa sola: abbandonare l'illusione di poter controllare tutto dal centro e introdurre invece un sistema di incentivi e disincentivi efficaci. Questo saggio è la fotografia impietosa di una catastrofe educativa che pesa sul futuro dell'Italia. Ma anche la coraggiosa proposta di alcune riforme semplici e radicali, per rompere definitivamente con decenni di palliativi. Un sistema dove sia nell'interesse stesso degli individui cercare di fare buona ricerca e buona didattica ed evitare comportamenti clientelari. Un sistema in cui ogni ateneo possa fare quello che vuole, ma dove chi sbaglia sia chiamato a pagare. Un sistema che elimini la straordinaria iniquità attuale, in cui le tasse di tutti finanziano l'università gratuita dei più abbienti.

CONSIGLI PER LA LETTURA...

Efficienti perché pubblici. Organizzare il cambiamento nell'università pubblica: il caso dell'Ateneo di Ferrara




In sintesi
È da diverso tempo che l'intera pubblica amministrazione è generalmente percepita come inefficiente, come luogo dove i "nullafacenti" sono accettati, tanto da uniformare stili e prassi verso il basso. Ma sono davvero tutti nullafacenti? No, secondo i curatori: il libro sostiene anzi che nella pubblica amministrazione si trovano competenze professionali di altissimo profilo e tanta voglia di fare. L'Ateneo di Ferrara si è posto il problema: come fare per liberare questa voglia e stimolare le competenze professionali perché si possano esprimere al meglio, ritenendo di aver individuato una strada originale che si illustra in queste pagine nelle sue "bestpractices" per consentire all'intero sistema universitario una riflessione in merito all'efficienza.

Ancora tu, ma non dovevamo non rivederci più?



Il ritorno di Cirino Pomicino: ora è un tecnico di palazzo Chigi

di SERGIO RIZZO

Fino a quel terribile 1994, quando il terremoto di Tangentopoli aveva investito anche lui, ex ministro della Funzione pubblica e, potentissimo, del bilancio, Paolo Cirino Pomicino era stato un pilastro di quella Dc di Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani che in quegli anni comandava l’Italia insieme al Psi di Bettino Craxi. Poi la traversata nel deserto, fino al ritorno in Parlamento (quello europeo, però), nel 2004 con le liste dell’Udeur di Clemente Mastella, allora schierato con il centrosinistra. E finalmente, nel 2006, il rientro a Montecitorio, con la lista Dc Nuovo Psi, schierata con il centrodestra. Due anni dopo, alla soglia dei 69 anni, una seconda cocente delusione. Che però meritava un sia pur simbolico risarcimento. Il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, segretario del suo partito, la Dc per le autonomie, lo ha nominato infatti presidente di un organismo di palazzo Chigi, battezzato «Comitato tecnico scientifico per il controllo strategico nelle amministrazioni dello Stato», dopo aver spazzato via tutti quelli che erano stati messi lì, il 3 agosto del 2006, dal governo di Romano Prodi. A cominciare dal presidente: la professoressa Luisa Torchia, ordinario di giurisprudenza a Roma Tre, autrice di pubblicazioni con l’ex parlamentare di centrosinistra e giurista Franco Bassanini.
Insieme a Cirino Pomicino sono stati collocati in quel comitato Vincenzo Chianese (già dirigente della Ragioneria) il capo dell’ufficio studi di Bankitalia Giancarlo Morcaldo, già fedelissimo dell’ex governatore Antonio Fazio, e Federica Collaretti, componente della direzione nazionale della Dc di Rotondi, autrice anche di articoli sulla Discussione, organo del partito. Memorabile l’incipit del pezzo che gli è stato pubblicato a febbraio del 2008: «A nostro avviso il Presidente Berlusconi ha chiuso splendidamente il quadro per affrontare la competizione elettorale nazionale. Abbiamo fondate certezze che sono state individuate le richieste del corpo elettorale e che il Pdl saprà rispondere adeguatamente ai problemi del Paese».
Ma a che serve questo Comitato? L’organismo è stato istituito una decina d’anni fa con un ruolo di consulenza di palazzo Chigi e dovrebbe svolgere, testualmente, «attività di supporto al Presidente del Consiglio dei Ministri o al Ministro da lui delegato, al fine di assicurare la coerenza tra il programma di Governo e la pianificazione strategica dei Ministeri in relazione alle funzioni di direzione della politica generale e di mantenimento dell’unità d’indirizzo politico ed amministrativo del Governo». Non soltanto. Il Comitato presieduto da Cirino Pomicino, a cui non mancherà l’occasione per mettere a frutto l’esperienza accumulata come ministro della Funzione pubblica, deve anche promuovere «l’utilizzo di metodologie e strumenti comuni per la pianificazione strategica delle amministrazioni dello Stato, la circolazione di informazioni e documenti e il confronto di buone prassi; elaborare metodologie e strumenti per assicurare e migliorare il collegamento fra gli obiettivi strategici e l’allocazione e l’uso delle risorse nelle amministrazioni; elaborare proposte per la progressiva integrazione tra il processo di formazione del bilancio e il processo di pianificazione strategica delle amministrazioni». Dulcis in fundo, «formulare anche su richiesta del Presidente del Consiglio dei Ministri, valutazioni specifiche di politiche pubbliche o programmi e amministrazioni dello Stato». In pratica, a Luisa Torchia era stato affidato l’incarico di coordinare i servizi di controllo interno dei ministeri. Una roba mica da ridere, naturalmente se tutto questo fosse una cosa seria.
Quindi, vista l’enormità dei compiti caricati sulle spalle dei componenti del Comitato, alle sedute saranno ammessi per dare il loro contributo, anche i consiglieri giuridici del ministro. Al plurale, perché sono addirittura due: il primo è l’ex consigliere della Siae Augusto Pistolesi, ritenuto molto vicino allo stesso Rotondi. Il secondo risponde al nome di Carlo Bernini. Proprio lui, l’ex ministro dei Trasporti che aveva affiancato Rotondi nel tentativo di rilanciare la Balena Bianca? Chiusa ormai da tempo, da quando le inchieste di Mani pulite si abbatterono sulla sua Dc, la carriera politica attiva, l’ex ministro Bernini, che negli anni Settanta era stato anche consigliere di amministrazione dell’Alitalia, ora è presidente della compagnia aerea low cost Myair. Senza rinunciare all’attività accademica. Insegna infatti alla Link Campus university of Malta, istituto presieduto da un altro pezzo da Novanta del vecchio Scudo crociato: nientemeno che l’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. A volte ritornano.

tratto da laderiva.corriere.it

NON CI RESTA CHE RIDERE: laurea honoris causa in PILU!!!

UNIVERSITA': ABBIAMO PERSO UNA BUONA OCCASIONE! (?)



per leggere le proposte del prof. Jappelli clicca qui.

ENNESIMA LEZIONE SULLA COERENZA!!!



mercoledì 22 ottobre 2008

REPRESSIONE E' CIVILTA'!!!

SCUOLA, BERLUSCONI: NON PERMETTEREMO OCCUPAZIONI

ROMA - Non permetteremo che vengano occupate scuole università. Lo ha detto il premier, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. "E' una violenza, convocherò oggi pomeriggio Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine".

"L'ordine deve essere garantito. Lo Stato deve fare il suo ruolo garantendo il
diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi e nelle aule". Afferma Berlusconi sottolineando cosa intende quando annuncia che le forze dell'ordine impediranno le occupazioni.

tratto da ansa.it



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PER UN APPROFONDIMENTO SUL DL TREMONTI CLICCA QUI.
(approfondimento realizzato da RUA ferrara)

VI INVITIAMO ALTRESI' A LEGGERE I DOC PREDISPOSTI DALLA CRUI:


Le Linee di intervento della CRUI alla vigilia del nuovo anno accademico

Mozione CRUI sul DL 112/2008

martedì 21 ottobre 2008

LA PROTESTA A FERRARA...

20 -OTTOBRE 2008 . Telestense. UNIVERSITA': LA PROTESTA IN RETTORATO .

UNIVERSITA': LA PROTESTA IN RETTORATOIn testa al corteo gli studenti preoccupati per i tagli ai benefici di studio in arrivo nel 2009, poi i ricercatori, precari e strutturati, i borsisti, i docenti, il personale tecnico amministrativo e tutte le sigle sindacali, ma anche verdi e giovani comunisti. In circa 300 questa mattina, sono arrivati davanti al rettorato dell’Università di Ferrara. Striscioni e cartelli, perfino una bara, quella in cui rischia di finire al ricerca e l’istruzione di qualità. Al centro della protesta la recente manovra finanziaria, la legge 133, approvata a Luglio. La protesta è poi proseguita all’interno. Un primo momento di attesa nell’atrio poi l’autorizzazione ad entrare nel cortile del rettorato dove sono stati letti comunicati con le motivazioni della protesta. Al rettore e al Senato Accademico è stato chiesto di assumere iniziative concrete contro i provvedimenti del Governo e di promuovere una delibera contraria alla trasformazione in Fondazione dell’Ateneo di Ferrara. Infine, al grido di “università pubblica” il corteo è salito nell’Aula Magna dove la cerimonia per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico era appena iniziata.

per il video clicca qui

UNA PROPOSTA: Piattaforma UDU sulla L.130/08 - clicca qui per il documento

tratto da ruaferrara.it

PER UN APPROFONDIMENTO SUL DL TREMONTI CLICCA QUI.
(approfondimento realizzato da RUA ferrara)

Studenti e prof in piazza!!!



ROMA - Scendono in strada in migliaia gli studenti universitari contro la Gelmini. Invadono le strade, bloccano le ferrovie, occupano i rettorati. A Milano sono scoppiati tafferugli con la polizia; bloccata la stazione ferroviaria a Bologna; oltre 40 mila attraversano Firenze in corteo; mille in assemblea alla Statale; lezioni in stada a Genova. E per l'inaugurazione dell'anno accademico al Politecnico di Milano, il 3 novembre, alla presenza del ministro all'Istruzione Mariastella Gelmini, gli studenti hanno annunciato "cose incontrollabili".

Scontri con la Polizia a Milano. Un migliaio di studenti ha tentato di irrompere nella stazione delle Ferrovie Nord di Piazzale Cadorna. I carabinieri hanno usato manganelli e fumogeni per respingere l'assalto. "Abbiamo un filmato - spiegano i manifestanti - in cui si vede un carabiniere colpire con una manganellata e un calcio un ragazzo caduto a terra durante gli scontri". Il bilancio è di tre feriti (due alla testa e uno al volto) e tre contusi. Improvvisato un sit-in per bloccare il traffico nelle vie circostanti la stazione. Lo slogan ripetuto è: "La vostra crisi non la pagheremo noi".

"Classi ponte? No, classi ghetto". Anche Famiglia Cristiana critica le classi per immigrati. In un editoriale che apparirà nel settimanale dei Paolini in edicola domani, è scritto: "Si dice classi ponte, si legge classi ghetto. Il problema dell'inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono criptorazziste. Chi pensa a uno sviluppo separato in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama apartheid, andata in scena in Sudafrica per molti anni".

Ferrovia bloccata. Bloccata dai ragazzi dei collettivi universitari la stazione di Bologna. Dopo essere scesi in corteo per via Indipendenza, gli studenti sono entrati nella stazione ferroviaria e hanno occupato i primi tre binari. Al grido di "noi la crisi non la paghiamo", circa 600 ragazzi hanno bloccato per una decina di minuti il traffico ferroviario alzando striscioni, fumogeni e petardi. Poco prima, un centinaio di ragazzi avevano fatto irruzione nel Rettorato gridando "vergogna, vergogna", e rumoreggiando con tamburi e fischietti.

Cortei e assemblee. Oltre 40 mila per la questura, almeno il doppio per gli organizzatori, manifestano in centro a Firenze. "L'università pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta", scandiscono i manifestanti in corteo. Non sono mancati insulti al ministro della pubblica istruzione Gelmini. Corteo anche a Napoli: in mille sfilano per le strade della città. In testa, uno striscione con la scritta: "Fuori Confindustria da scuole e università".

Studenti da Napolitano. Una delegazione di studenti ha incontrato nello studio del Rettore dell'università La Sapienza di Roma il presidente della Repubblica. A nome di studenti, dottorandi e precari della ricerca, hanno consegnato a Giorgio Napolitano una lettera nella quale chiedono al presidente di "prendere posizione, affinchè il carattere pubblico della formazione non venga definitivamente dismesso".

Lezioni in strada a Genova. Assemblea anche nelle università di Cagliari, all'Aquila, a Parma, Pavia e Perugia. A Palermo, dopo il corteo di ieri di 15.000 studenti, una nuova manifestazione si è snodata attraverso le strade della città a conclusione delle assemblee organizzate in tutte le 12 facoltà. Lezioni di Lettere in strada a Genova; assemblea alla facoltà di Lingue straniere.

Domani. Le proteste "selvagge" contro il decreto Gelmini e la legge 133 non si fermeranno. Anche domani in tutta Italia si prevedono nuove manifestazioni e nuove iniziative di protesta. Assemblee a Milano e una lezione all'aperto in piazza del Duomo come quella che si è tenuta ieri davanti a Montecitorio. A Roma stanotte gli studenti di Scienze politiche, Lettere, Fisica e Chimica, dormiranno nelle facoltà che hanno occupato. Gli studenti spiegano di aver "messo in atto solo una prima forma di protesta, in attesa dell'assemblea di ateneo che si terrà domani alle 14, nella facoltà di Lettere. Qui - spiegano - decideremo come proseguire le protesta in maniera unitaria". In diverse altre facoltà gli studenti sono riuniti in assemblee. Inoltre il Senato accademico ha indetto per il 24 ottobre una giornata di riflessione e mobilitazione.

A Bologna dopo i blitz e i cortei, la facoltà di via Zamboni 38 continua ad essere occupata e stasera, dopo la proiezione di alcuni video delle passate mobilitazioni, ci sarà una festa. Per domani, invece, si danno appuntamento i ricercatori precari. A mezzogiorno, nel cortile di Lettere, è convocato un incontro tra "dottorandi, assegnisti, post-doc, docenti a contratto, ricercatori", insieme a studenti e a docenti, per parlare degli effetti della legge Gelmini.

Infine a Torino gli studenti del liceo scientifico statale Carlo Cattaneo, segnalano che domani terranno all'esterno del loro istituto, in via Sostegno 41/10, un dibattito-protesta.

(21 ottobre 2008) tratto da repubblica.it

UN AMORE PARIGINO ORMAI FINITO (?)



lunedì 20 ottobre 2008

INCONTRO DI PRESENTAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE DI OFFICINA

INCONTRO DI PRESENTAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE DI OFFICINA

LUNEDI' 27 OTTOBRE - ORE 16.30

AULA 8 - FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA


Link per visualizzare la locandina dell'incontro:

volantino1

volantino2

mercoledì 8 ottobre 2008

CONVEGNO 'NDRANGHETA FERRARA



A cura dell'associazione OFFICINA

Giovedì 16 OTTOBRE 2008 - FERRARA
Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza

# 'NDRANGHETA S.p.A.: analisi di un bilancio in attivo #

- Sessione mattutina (9.30-12.30)
Enzo Ciconte
Vincenzo Macrì
Pierluigi Vigna

- Sessione pomeridiana (14.30-17.30)
Giuseppe Arlacchi
Nicola Gratteri
Giuseppe Lumia

Moderatore: Pierpaolo Romani (Avviso pubblico)

Per ogni informazione: officina_unife@libero.it

mercoledì 1 ottobre 2008

Happy Birthday Mr. President...e scusi il ritardo



BERLUSCONI: GASPARRI, AUGURI COMPLEANNO DA SENATORI PDL

"A nome di tutti i senatori del Popolo della liberta' faccio i piu' grandi e sentiti auguri a Silvio Berlusconi. L'efficacia della sua azione e il crescente consenso che registra sono i migliori regali per il suo compleanno. Il nostro regalo sara' una collaborazione sempre piu' puntuale, sentita e convinta. I successi raccolti su ogni fronte, l'ultimo quello dell'Alitalia, fanno di questo compleanno un momento di bilancio piu' che positivo. Auguri Silvio e avanti tutta per il bene dell'Italia". Lo dichiara il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

tratto da repubblica.it

UNA "VOCE" FUORI DAL CORO

la crisi avanza...




DOVE SBAGLIA PAULSON

Se per procedure simili a quelle del Chapter 11 non c'è più tempo, si possono però utilizzare altre strategie per fermare la crisi, senza per forza ricorrere a un salvataggio statale generalizzato a spese dei contribuenti. Ad esempio, una parziale cancellazione del debito oppure lo scambio debiti-azioni. Le decisioni di questi giorni non sono importanti solo per le prospettive dell'economia americana nel prossimo futuro, determinano anche il tipo di capitalismo nel quale vivremo per i prossimi cinquanta anni. E' il momento di salvare il capitalismo dai capitalisti.

Quando una impresa si trova a fare i conti con perdite imponenti, come è accaduto per esempio a Texaco nel 1985 dopo aver perso una causa da 12 miliardi di dollari contro Pennzoil, la soluzione non è far acquistare dallo Stato i suoi beni a prezzi esagerati, la soluzione è il Chapter 11.
In genere, sotto il Chapter 11, le aziende con una solida attività d'impresa trasformano i debiti in partecipazioni azionarie: si eliminano i vecchi azionisti e le richieste dei creditori divengono richieste di partecipazione azionaria nel nuovo soggetto, che continua a operare con una nuova struttura del capitale. In alternativa, i creditori possono accettare di ridurre notevolmente il valore nominale dei loro crediti in cambio di warrant. Ancor prima del Chapter 11, le stesse procedure sono state adottate nelle disastrose bancarotte delle compagnie ferroviarie all'inizio del Ventesimo secolo. Perché allora un approccio così ben conosciuto non è stato utilizzato per risolvere gli attuali problemi dei settori finanziari?

SOLUZIONE CHAPTER 11

La risposta ovvia: perché non c'è tempo: le procedure del Chapter 11 sono in genere lunghe e complesse e la crisi è arrivata al punto in cui il fattore tempo è cruciale. Lasciato ai negoziati delle parti interessate, il processo richiederebbe mesi e non possiamo permetterci questo lusso.
Ma se il momento è eccezionale, il governo degli Stati Uniti ha preso e si prepara a prendere misure senza precedenti. Come se non bastassero il salvataggio di Aig e il divieto di vendite allo scoperto di tutti gli strumenti finanziari, ora il segretario al Tesoro Paulson propone una sorta di Resolution Trust Company che dovrebbe rilevare (con i soldi del contribuente) le dissestate attività del settore finanziario. Ma a che prezzo?
Se le banche e le istituzioni finanziarie hanno difficoltà a ricapitalizzarsi (cioè a emettere nuove azioni) è perché il settore privato è incerto sul valore delle attività che hanno in portafoglio e non vuole pagarle in maniera eccessiva. Il governo sarebbe capace di valutare meglio il valore di questi asset? No di certo. Nel negoziato tra un rappresentante del governo e un banchiere che vede a rischio il proprio bonus, chi avrà più forza nel determinarne il prezzo? La Resolution Trust Company di Paulson acquisterà le attività finanziarie tossiche a prezzi esagerati, creando così un istituto caritatevole che darà benessere ai ricchi a spese dei contribuenti. Se il sussidio sarà sufficientemente ampio, riuscirà a fermare la crisi. Ma, di nuovo, a quale prezzo? La risposta è miliardi di dollari in denaro del contribuente e, ancora più grave, a prezzo della violazione del principio fondamentale del capitalismo: chi raccoglie i profitti, sopporta anche le perdite.
Nella crisi delle “savings and loan”, il governo americano fu costretto ad acquisire quelle istituzioni perché i depositi erano assicurati dal governo federale. Ma oggi non ha l'obbligo di venire in soccorso dei creditori di Bear Sterns, di Aig o di qualunque altro istituto finanziario trarrà beneficio dalla Resolution Trust Company di Paulson.

DECISIONI PER IL FUTURO

Poiché non abbiamo tempo per il Chapter 11 e non vogliamo soccorrere tutti i creditori, il male minore è fare quello che fanno i giudici quando i processi per bancarotta si allungano perché il contenzioso è aspro: costringere i creditori ad accettare un piano di ristrutturazione nel quale una parte del credito è cancellata in cambio di una forma di partecipazione azionaria o di warrant. C'è persino un precedente per una mossa così ardita. Durante la grande depressione molti contratti erano indicizzati all'oro. Quando la convertibilità in oro del dollaro fu sospesa, il valore di quei debiti andò alle stelle minacciando così la sopravvivenza di molti istituti. L'amministrazione Roosevelt dichiarò inammissibile la clausola, imponendo di fatto una cancellazione del debito. E la Corte Suprema confermò la decisione. Randall Kroszner, oggi membro del board della Federal Reserve, ha studiato questo episodio e ha mostrato che non solo i prezzi delle azioni, ma anche quelli delle obbligazioni salirono notevolmente dopo la decisione della Corte Suprema. Com'è possibile? Come gli esperti di finanza societaria hanno continuato a ripetere negli ultimi trent'anni, avere una struttura del capitale con troppi debiti e poco patrimonio comporta costi reali cosicché una riduzione del valore nominale del debito comporta vantaggi non solo per gli azionisti, ma anche per i creditori.
Ma se entrambe le categorie traggono vantaggi dalla cancellazione del debito perché i creditori non l'accettano di propria volontà? Prima di tutto, esiste un problema di coordinamento. Anche se ogni singolo creditore si avvantaggia dalla riduzione del valore nominale del debito, avrà ancor più benefici se a tagliare il valore nominale sono tutti gli altri, ma non lui. Quindi, tutti aspettano che siano gli altri a fare la prima mossa, provocando così un ovvio ritardo nell'azione. In secondo luogo, dal punto di vista dei creditori, il salvataggio statale resta più vantaggioso. Così ogni voce a riguardo riduce gli incentivi dei creditori ad agire, rendendo il salvataggio statale ancora più necessario.
Come è avvenuto nella grande depressione e in molte ristrutturazioni del debito, nelle attuali circostanze sarebbe corretto arrivare a una parziale cancellazione del debito o a uno scambio debito-azioni: è una strategia ben sperimentata nel settore privato e non coinvolge il contribuente. Se è così semplice, perché nessun esperto l'ha proposta?
I principali attori del settore finanziario non amano questa strategia: all'industria finanziaria piace molto di più essere salvata a spese del contribuente piuttosto che sopportare la propria dose di pena. Imporre uno scambio debito-azioni o una cancellazione del debito non comporta una maggiore violazione dei diritti di proprietà rispetto a un salvataggio di grandi proporzioni, ma incontra resistenze politiche più forti. Il vantaggioso della soluzione Paulson è che tassa i più per dare benefici a pochi. Ma i più, ovvero i contribuenti, sono sparpagliati e non possono ingaggiare una battaglia in Congresso. Invece, l'industria finanziaria è ben rappresentata a tutti i livelli: basti dire che per sei degli ultimi tredici anni, a ricoprire la carica di segretario al Tesoro sono stati uomini con un passato in Goldman Sachs. Ma in quanto esperti di finanza, questo silenzio è anche nostra responsabilità. Proprio come è difficile trovare un medico che testimoni contro un altro medico nei processi per imperizia, anche nei casi più eclatanti, così gli esperti finanziari di entrambi i partiti politici americani sono troppo indulgenti con l'industria nella quale hanno studiato o lavorato.
Le decisioni prese in questi giorni non sono importanti solo per le prospettive dell'economia americana nel prossimo futuro, determinano anche il tipo di capitalismo nel quale vivremo per i prossimi cinquanta anni. Vogliamo un sistema nel quale i profitti sono privati e le perdite socializzate? Dove il denaro dei contribuenti è utilizzato per sostenere imprese fallite? Oppure vogliamo vivere in un sistema dove le persone si assumono la responsabilità delle loro decisioni, dove i comportamenti imprudenti sono sanzionati e quelli prudenti ripagati? Per chi come me crede fermamente nell'economia di mercato, il rischio maggiore nella situazione attuale è che l'interesse di pochi finanzieri vada a minare i meccanismi fondamentali del sistema capitalistico. È giunto il momento di salvare il capitalismo dai capitalisti.

di Luigi Zingales 22.09.2008

tratto da lavoce.info

Parole, parole, parole



Walter Veltroni ha dichiarato che il governo Berlusconi sta “putinizzando” l’Italia.
Per questa affermazione, il segretario del Pd, nonché “Primo Ministro-ombra”, dovrebbe pagare i diritti d’autore alle manifestazione di Piazza Navona dell’8 luglio. Almeno nel riconoscimento morale che quella manifestazione, da Veltroni tanto ostacolata e vituperata, aveva visto con lucidità il senso del regime berlusconiano, col quale invece il Primo Ministro-ombra spensieratamente insisteva a voler dialogare.
In realtà il segretario del Pd non ha affatto cambiato posizione. La sua intervista è il classico specchietto per le allodole. Valga il vero: mentre Veltroni parla di Berlusconi come di un Putin all’italiana, il segretario ombra del Pd, lo skipper Massimo D’Alema, dichiara che nihil obstat a che il medesimo Berlusconi-Putin venga incoronato Presidente della Repubblica. E del resto Walter Veltroni, che i maligni considerano ormai il numero due del Pd, si è impegnato allo spasimo per togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi-Putin sul caso Alitalia. La “soluzione” del caso Alitalia è un esempio da manuale del “tanto peggio tanto meglio”, visto che la “rapina” realizzata è esattamente la peggiore delle soluzioni possibili.
L’affermazione di Veltroni sul progetto putiniano di Berlusconi resterà senza conseguenze. È solo un po’ di retorica in vista della manifestazione indetta dal Pd per fine ottobre. Nel frattempo il dialogo non continua solo perché sprezzantemente rifiutato dal Putin di Arcore. Se le parole di Veltroni fossero più che un flatus vocis il Pd starebbe già mobilitando i suoi militanti per il referendum proposto da Di Pietro e ogni giorno in Parlamento organizzerebbe l’ostruzionismo più estremo.
Tanto per cominciare.

di Paolo Flores d'Arcais tratto da micromega-online