sabato 26 gennaio 2008

SALVATORE CUFFARO SI È DIMESSO DALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE SICILIA

26/01/2008

L’esponente dell’Udc lascia dopo la condanna nel processo per le talpe alla Dda di Palermo

venerdì 25 gennaio 2008

Per non dimenticare

Anche noi vogliamo ricordare, nel Giorno della Memoria.
Quello che vogliamo ricordare, però, non è accaduto durante la Seconda guerra mondiale, ma in epoca ben più recente.

Nel novembre del 2004, l'attacco statunitense alla città di Falluja, in Iraq, costò la vita a migliaia di persone, in gran parte assassinate con un'arma particolarmente letale, il fosforo bianco.
E' stato fatto di tutto dalle autorità militari americane per occultare ciò che è accaduto in quei giorni, quando perfino alla Mezzaluna rossa fu impedito di entrare in città a soccorrere i feriti.
Vi proponiamo quindi l'interessantissima inchiesta "Falluja, la strage nascosta" di Sigfrido Ranucci.

Per ricordare, ma soprattutto per non dimenticare, in questo rumoroso silenzio.



Fosforo bianco

Fonte: Wikipedia

Il fosforo bianco è una delle tre forme allotropiche del fosforo. È un solido molecolare costituito da tetraedri P4, uniti da forze di Van der Waals. La distanza P-P nei tetraedri è 2,21 Å con angoli di 60°: questo genera tensioni interne alla struttura di circa 100 kJ/mol, che la rendono la meno stabile delle forme allotropiche. È di aspetto ceroso, fonde a 319,25 K (44,1°C) formando un liquido incolore che bolle a 555 K (282 °C). È tossico per ingestione e inalazione, provoca necrosi ossea e viene conservato sott'acqua o azoto in quanto a 313 K (40 °C) brucia nell'aria.

Utilizzo del fosforo bianco come arma chimica [modifica]

Il fosforo bianco a contatto con l'ossigeno presente nell'aria produce anidride fosforica generando calore. L'anidride fosforica reagisce violentemente con composti contenenti acqua e li disidrata producendo acido fosforico. Il calore sviluppato da questa reazione brucia la parte restante del tessuto molle. Il risultato è la distruzione completa del tessuto organico.

È utilizzato nelle bombe incendiarie al fosforo, le quali, secondo le convenzioni internazionali, possono essere utilizzate solamente a scopo di illuminazione, per spaventare o per nascondere le proprie truppe. L'utilizzo di tali ordigni durante alcune fasi della guerra in Iraq da parte delle truppe USA è stato al centro di polemiche, scaturite nel novembre 2004 da un servizio giornalistico di Sigfrido Ranucci per Rainews24. Il cocktail che solitamente viene adoperato negli ordigni a base di questo reagente è coperto da segreto militare, tuttavia il solo fosforo bianco tatticamente può venire utilizzato per far uscire allo scoperto un nemico appostato in un luogo ben riparato, a causa delle ustioni, per poi usare munizioni convenzionali. Altro utilizzo del fosforo bianco è la cortina fumogena, sfruttata per coprire la ritirata o impedire al nemico di avanzare, sebbene si tratti effettivamente di polveri sottili.

Nel gergo militare statunitense è conosciuto come Willy Pete (abbreviato anche in WP).

Dico addio alla casta dei giudici


Ecco la lettera con la quale il pm Luigi De Magistris si dimette dall'Associazione nazionale magistrati (come già aveva fatto la collega Ilda Boccassini due settimane fa), dopo la decisione del Csm di rimuoverlo dalla sede di Catanzaro e dall'ufficio di pm.

Già da alcuni mesi avevo deciso - seppur con grande rammarico - di dimettermi dall'Associazione nazionale magistrati. I successivi eventi che mi hanno riguardato, le priorità dettate dai tempi di un processo disciplinare tanto rapido quanto sommario, ingiusto ed iniquo, mi hanno imposto di soprassedere.
Adesso è il tempo che 'tutti i nodi vengano al pettine'.

Vado via da un'associazione che non solo non è più in grado di rappresentare adeguatamente i magistrati che quotidianamente esercitano le funzioni, spesso in condizioni proibitive, ma sta - con le condotte ed i comportamenti di questi anni - portando, addirittura, all'affievolimento ed all'indebolimento di quei valori costituzionali che dovrebbero essere il punto di riferimento principale della sua azione.

L'Anm - che storicamente aveva avuto il ruolo di contribuire a concretizzare i valori di indipendenza interna ed esterna della magistratura - negli ultimi anni, con prassi e condotte censurabili ormai sotto gli occhi di tutti, ha contribuito al consolidamento di una magistratura 'normalizzata' non sapendo e non volendo 'stare vicino' ai tanti colleghi (sicuramente i più 'bisognosi') che dovevano essere sostenuti nelle loro difficili azioni quotidiane spesso in contesti di forte isolamento; ha fatto proprie tendenze e pratiche di lottizzazione attraverso il sistema delle cosiddette correnti; ha contribuito - di fatto - a rendere sempre più arduo l'esercizio di una giurisdizione indipendente che abbia come principale baluardo il principio costituzionale che impone che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge.


L'Anm è divenuta, con il tempo, un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al Csm, dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari, finito il 'giro', si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari. È uno spettacolo che per quanto mi riguarda è divenuto riprovevole.

Anche io, per un periodo, ho pensato, lottando non poco come tutti i miei colleghi sanno, di poter contribuire a cambiare, dall'interno, l'associazionismo giudiziario, ma non è possibile non essendoci più alcun margine.

Lascio, pertanto, l'Anm, donando il contributo ad associazioni che, nell'impegno quotidiano antimafia, cercano di garantire l'indipendenza concreta della magistratura molto meglio dell'associazionismo giudiziario.

Non vi è dubbio che anche il Consiglio superiore della magistratura, composto da membri laici, espressione dei partiti, e membri togati, espressione delle correnti, non può, quindi, non risentire dello stato attuale della politica e della magistratura associata.

I magistrati debbono avere nel cuore e nella mente e praticare nelle loro azioni i principi costituzionali ed essere soggetti solo alla legge.

So bene che all'interno di tutte le correnti dell'Anm vi sono colleghi di prim'ordine, ma questo sistema di funzionamento dell'autogoverno della magistratura lo considero non più tollerabile. Il Csm deve essere il luogo in cui tutti i magistrati si sentano, effettivamente, garantiti e tutelati dalle costanti minacce alla loro indipendenza.

Non è possibile assistere ad indegne omissioni o interventi inaccettabili dell'Anm, come ad esempio negli ultimi mesi, su vicende gravissime che hanno coinvolto magistrati che, in prima linea, cercano di adempiere solo alle loro funzioni: da ultimo, quello che è accaduto ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere.

Non parlo delle azioni ed omissioni riprovevoli - da parte anche di magistrati, non solo operanti in Calabria - sulla mia vicenda perché di quello ho riferito alla magistratura ordinaria competente e sono fiducioso che, prima o poi, tutto sarà più chiaro.
Certo, lo spettacolo che mi ha visto in questi giorni protagonista, in un processo disciplinare che mi ha lasciato senza parole, ha contribuito a radicare in me la convinzione che questo sistema ormai è divenuto inaccettabile per tutti quei magistrati che ancora sentono e amano profondamente questo mestiere e che siamo ormai al capolinea.

Io sono orgoglioso - sembrerà paradossale - che questo Csm mi abbia inflitto la censura con trasferimento d'ufficio. Era proprio quello che mi aspettavo. Ed anche scritto, in tempi non sospetti. Ho già detto, ad un mio amico antiquario, di farmi una bella cornice: dovrò mettere il dispositivo della sentenza dietro la scrivania del mio ufficio ed indicare a tutti quelli che me lo chiederanno le vere ragioni del mio trasferimento.

La mia condanna disciplinare è grave e infondata, nei confronti della stessa farò ricorso alle sezioni unite civili della Suprema Corte di Cassazione confidando in giudici sereni, onesti, imparziali, in poche parole giusti. La condanna è, poi, talmente priva di fondamento, da ogni punto di vista, che la considero anche inaccettabile.

Mi viene inflitta la censura, devo lasciare Catanzaro ed abbandonare le funzioni di pubblico ministero in sostanza perché non ho informato i miei superiori in alcune circostanze e perché ho secretato un atto solo ed esclusivamente per salvaguardare le indagini ed evitare che vi fossero propalazioni esterne che danneggiassero le inchieste; senza, peraltro, tenere conto delle gravissime ragioni che hanno necessariamente ispirato alcune mie condotte. Troppo zelo, troppi scrupoli, troppo amore per questo mestiere. Del resto il procuratore generale che rappresentava l'accusa in giudizio, nel rimproverarmi, definendomi anche birichino, ha detto che concepisco le mie funzioni come una missione.

Ebbene, questa decisione, a mio umile avviso, contribuisce ad affievolire l'indipendenza della magistratura, conduce ad indebolire i valori ed i principi costituzionali, ci trascina verso una magistratura burocratizzata ed impaurita sotto il maglio e la clava del processo disciplinare.

Il rappresentante della Procura generale della Cassazione in udienza, il dr. Vito D'Ambrosio, ex politico, il quale per circa dieci anni è stato anche presidente della giunta della Regione Marche, ha sostenuto, durante il processo, sostanzialmente, che non rappresento, in modo adeguato, il modello di magistrato.

Ed invero, il modello di magistrato al quale mi sono ispirato è quello rappresentato da mio nonno magistrato (che ha subito anche due attentati durante l'espletamento delle funzioni), da mio padre (che ha condotto processi penali di estrema importanza in materia di terrorismo, criminalità organizzata e corruzione), dai miei magistrati affidatari durante il tirocinio, dai tanti colleghi bravi e onesti conosciuti in questi anni, da quello che ho potuto apprendere ed imparare, sulla mia pelle in contesti ambientali anche molto difficili, dall'esperienza professionale nell'esercizio di un mestiere al quale ho dedicato, praticamente, gran parte della mia vita. Il mio modello è la Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza. Il modello 'castale' e del magistrato 'burocrate' non mi interessa e non mi apparterrà mai, nessuna 'quarantena' in altri uffici, nessun 'trattamento di recupero' nelle pur nobili funzioni giudicanti, potrà mutare i miei valori, né potrà far flettere, nemmeno di un centimetro, la mia schiena. Sarò sempre lo stesso, forse, debbo a questo appunto ammetterlo, un magistrato che per il 'sistema' è 'deviato ed eversivo'.

Pertanto, questa sentenza è, per me, la conferma di quello che ho visto in questi anni ed un importante riscontro professionale alla bontà del mio lavoro. Certo è una sentenza che nella sua profonda ingiustizia è anche intrinsecamente mortificante. Imporre ad un pubblico ministero, che si sa che ha sempre professato e praticato l'amore immenso per quel mestiere, di non poterlo più fare - sol perché ha 'osato', in pratica, indagare un sistema devastante di corruzione e cercato di evitare che una 'rete collusiva' ostacolasse il proprio lavoro e, quindi, condannandolo per avere, in definitiva, rispettato la legge - è un po' come dire ad un chirurgo che non può più operare, ad un giornalista di inchiesta che deve occuparsi di fiere in campagna, ad un investigatore di polizia giudiziaria che deve pensare ai servizi amministrativi. Farò di tutto, con passione ed entusiasmo intatti, nei prossimi mesi, per dimostrare quanto ingiusta e grave sia stata questa sentenza e che danno immane abbia prodotto per l'indipendenza e l'autonomia dei magistrati, ed anche e soprattutto per la Calabria, una terra (che continuerò sempre ad amare comunque finisca questa 'storia') che aveva bisogno di ben altri 'segnali' istituzionali.
Lavorerò ancor più alacremente nei prossimi mesi - prima del mio probabile allontanamento 'coatto' dalla Calabria - presso la Procura della Repubblica di Catanzaro per condurre a termine le indagini più delicate pendenti.

Non mi sottrarrò ad eventuali dibattiti pubblici anche tra i lavoratori, tra gli operai, tra gli studenti, nei luoghi in cui vi è sofferenza di diritti, per contribuire - da cittadino e da magistrato, con la mia forza interiore - al consolidamento di una coscienza civile e per la realizzazione di un tessuto connettivo sinceramente democratico.

Il Paese deve, comunque, sapere che vi sono ancora magistrati che con onore e dignità offrono una garanzia per la tutela dei diritti di tutti (dei forti e dei deboli allo stesso modo) e che non si faranno né intimidire, né condizionare, da alcun tipo di potere, da nessuna casta, esercitando le funzioni con piena indipendenza ed autonomia, in una tensione ideale e morale costituzionalmente orientata, in ossequio, in primo luogo, all'art. 3 della Costituzione repubblicana.

La lotta per i diritti è dura e forse lo sarà sempre di più nei prossimi mesi: nelle istituzioni e nel Paese vi sono ancora, però, energie e valori, anche importanti. Si deve costruire una rete di rapporti - fondata sui valori di libertà, uguaglianza e fratellanza - che impedisca all'Italia di crollare definitivamente proprio sul terreno fondamentale dei diritti e della giustizia. È il momento che ognuno faccia qualcosa - in questa devastante deriva etica e pericoloso decadimento dei valori - divenendo protagonista per contribuire al bene della collettività e del prossimo, non lasciando l'Italia nelle mani di manigoldi, affaristi e faccendieri.

di Luigi De Magistris

(24 gennaio 2008)

tratto da espresso.repubblica.it

LUIGI DE MAGISTRIS LASCIA L'ANM

24/01/2008

La decisione del magistrato presa prima delle sanzioni disposte dal Csm

lunedì 21 gennaio 2008

Giorno della Memoria

Mercoledì 23 gennaio 2008, ore 15,30

Giorno della Memoria

PER NON DIMENTICARE
In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico

Facoltà di Giurisprudenza - Aula Magna - Corso Ercole I d'Este, 37
Mercoledì 23 gennaio 2008, ore 15,30

Introduce
Baldassare Pastore
Preside della Facoltà di Giurisprudenza

Parte Prima
IL VALORE DELLA MEMORIA
Il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah a Ferrara

Presiede
Patrizio Bianchi
Magnifico Rettore dell'Università di Ferrara

Intervengono
Amos Luzzatto
Direttore "Rassegna Mensile d'Israel"
Gaetano Sateriale
Sindaco di Ferrara
Coordinano
Giuditta Brunelli e Marcella Ravenna
***
Parte Seconda

RUMORE DI CHIAVI
Liberamente tratto dalle "Memorie" di Milena Zambon
Attori: Elena De Lorenzo, Alice Marini, Federica Toscano, Raffaele Caforio, Carlo Freda, Cesare Luperto, Matteo Orlando, Marco Trippa, Tobia Zaffalon
- Compagnia Teatrale Officina
Regia
Roberta Pazi

Organizzazione: G. Brunelli - G.Grippo - S. Querzoli - M. Ravenna - C. Simone

per la locandina clicca qui.

sabato 19 gennaio 2008

CUFFARO : "NON SONO COLLUSO, NON MI DIMETTO E FARO' RICORSO CONTRO LA CONDANNA"

19/01/2008

Il governatore della Sicilia è stato condannato a cinque anni nel processo sulle talpe della mafia nella procura di Palermo

CONDANNATO A CINQUE ANNI IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA CUFFARO

18/01/2008

Accertata l'accusa di favoreggiamento ma senza l'aggravante mafiosa. Cuffaro: non mi dimetto

martedì 15 gennaio 2008

L'intervista di rainws24 a Nino Amadore

L'intervista realizzata nel corso della rubrica Il Caffè di Rainews24 a Nino Amadore, autore del libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia".

La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia


per una presentazione del libro clicca qui.

Minacce al Sole 24 Ore




Noi, la cronaca e le intimidazioni
f. de b.
13 Gennaio 2008

Chiedo scusa ai lettori se parliamo di noi. Ma episodi come quello accaduto ieri al nostro giornalista Nino Amadore non possono essere taciuti. Amadore è il cronista che segue da Palermo il tentativo di molti imprenditori coraggiosi di liberarsi dal ricatto quotidiano del “pizzo” e da storici e radicati tentacoli mafiosi.
I suoi articoli, e quelli di tanti altri colleghi del Sole 24 Ore, hanno dato corpo e sostegno a una nuova stagione di coraggio civile, sfociata nella decisione della Confindustria siciliana di espellere chi cede al “pizzo”. Venerdì sera Amadore ha presentato ad Agrigento, insieme al presidente dell'Unione industriale, Giuseppe Catanzaro, il suo libro La zona grigia, professionisti al servizio della Mafia (La Zisa editore) in cui si denunciano omertà, collusioni, quando non vere e proprie complicità, di esponenti del mondo economico e professionale siciliano con cosche e padrini.
Ieri mattina, nella città all'ultimo posto nella classifica del Sole-24 Ore del Lunedì fra le città capoluogo di provincia per sicurezza e vivibilità, Amadore ha trovato la sua auto seriamente danneggiata. Un gesto d'intimidazione non grave ma significativo nei confronti di un collega impegnato, insieme a esponenti della società civile che vivono ormai da mesi sotto scorta, in una quotidiana battaglia di civiltà. Amadore e «Il Sole 24 Ore» continueranno a fare il loro lavoro. Non ci sono alternative. Ogni piccolo cedimento, e lo sanno molti servitori dello Stato schierati sul fronte invisibile della lotta alla criminalità, è una grande vittoria di chi attenta alla legalità di un Paese che ne ha poca, pochissima.
L'episodio di Agrigento mi spinge a rivelare un altro episodio che ci riguarda, accaduto nelle scorse settimane e che in un primo momento ho preferito tenere riservato. Una busta con due proiettili è stata indirizzata alla direzione di questo giornale. Conteneva una serie di considerazioni, chiamiamole così, sull'inchiesta condotta da Roberto Galullo, un valido inviato che da mesi scrive sull'attività e sui legami economici della 'ndrangheta calabrese. Inutile dire che Galullo e «Il Sole 24 Ore», come sopra, continueranno a fare la loro pur piccola parte.

tratto da ilsole24ore.com

domenica 13 gennaio 2008

Videoblog sulla proprietà intellettuale - Puntata n. 002





Appuntamento periodico di approfondimento sul sempre più controverso tema della proprietà intellettuale, in particolare in relazione ai brevetti e al diritto d'autore.

"Manituana, Wu Ming e Copyleft"
Il 20 marzo scorso è uscito in libreria l'ultimo romanzo del collettivo Wu Ming - "Manituana", in irochese - Il giardino di Dio, edito da Einaudi, Collana Stile Libero. Ma perché in un VideoBlog sulla proprietà intellettuale si racconta dell'uscita di un libro? Perché questo libro è pubblicato con licenza Copyleft...



tratto da arcoiris.tv

per le altre puntate clicca qui.

2007: l'anno nero delle libertà digitali



di Loris “LDE” D'Emilio

Fonte: Megachip - (9/1/08)

Il 21 dicembre scorso i senatori della VII Commissione permanente (Istruzione pubblica e beni culturali) hanno apportato una modifica all'art. 70 della Legge sul diritto d'autore [1] inserendovi un comma secondo che recita: «1-bis. E' consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro.[...]» (La Stampa [2])

Già il fair use di materiale protetto da copyright in Italia era fortemente limitato da una legge ormai più che obsoleta (è datata 1941), con il danno di poter riprodurre solo in parte l'opera originaria e solo per fini didattici o scientifici; adesso si aggiunge anche la beffa di dover riprodurre in qualità peggiore (bassa risoluzione o degradate) dell'originale se la diffusione della riproduzione avviene attraverso internet. Posso quindi stampare in alta definizione una fotografia tutelata da copyright (benché solo per fini didattici/scientifici), ma se la stessa foto la pubblico su un sito web, devo peggiorarla. Dire che questo comma sia semplicemente ridicolo, è dire poco.

Ma è solo l'ultimo colpo di coda nell'anno passato di una classe politica ottusa e retrograda che in fatto di nuove tecnologie dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, di essere completamente ignorante e del tutto anacronistica rispetto alla realtà, a voler essere buoni, o irrimediabilmente prona e venduta ai poteri forti dell'economia, a voler essere cattivi. E mi sento molto, molto cattivo.

Perchè, per quanto attiene alle libertà ed ai diritti digitali del citizen (il cybercittadino) il 2007 è stato un anno drammatico, in Italia come in Europa, come nel mondo. Ripercorriamo a ritroso le principali tappe appena passate:

DICEMBRE : Gran Bretagna, via Internet a chi scarica film pirata. Il governo si sta muovendo affinché gli Internet Provider taglino il servizio a chi scarica illegalmente materiale protetto da copyright (La Stampa [3])

NOVEMBRE : EUCD, European Union Copyright Directive (Direttiva sul Copyright dell'Unione Europea). Bocciata la riforma del prelievo sui supporti informatici vergini. [4]

NOVEMBRE : Francia, Un organismo di controllo creato da Sarkozy toglierà la connessione agli «impenitenti» del download illegale (Corriere della Sera [5])

OTTOBRE : Italia, proposta di legge varata dal Governo per la riforma dell'editoria, cosiddetto DDL Levi. Sono introdotte norme per la definizione di prodotto editoriale e attività editoriale su internet fortemente limitanti la libera espressione su web attraverso siti personali e blog.[6]

OTTOBRE : il ministro Gentiloni annuncia la prossima convocazione entro la fine del mese di un tavolo di confronto tra governo e protagonisti, pubblici e privati. Oggetto dell'incontro: una normativa «in grado di sconfiggere con una proposta mirata la pirateria audiovisiva».[7]

SETTEMBRE : il decreto Bersani sulle liberalizzazioni introduce norme per l'abolizione della tutela dei dati personali [8]

SETTEMBRE : il commissario europeo Franco Frattini dichiara di voler usare le tecnologie per filtraggio di contenuti ritenuti pericolosi sui motori di ricerca, ed di oscurare i siti pericolosi.[9]

SETTEMBRE : Feroce repressione del dissenso dei monaci buddisti. Oscurata Internet [10]

LUGLIO : dopo la diffida del Polo Museale fiorentino, Wikipedia Italia rimuove le fotografie raffiguranti opere architettoniche in Italia [11]

LUGLIO : divieto di fotografare la Torre Eiffel a Parigi, una scultura in un parco di Chicago, i grattacieli di New York, e tra poco anche le piramidi in Egitto. [12]

MAGGIO : La società discografica Peppermint inoltra ad oltre 4000 utenti italiani una richesta di pagamento di 330 euro come risarcimento del danno derivante dall'illecito download di un brano musicale.[13]

APRILE : Approvata dall'Unione Europea IPRED2, la direttiva sulle misure penali in merito all'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale [14]

Tutto questo suona ancora più ironico, se non proprio grottesco, se si pensa che il 2007 ha visto tre ricorrenze importanti:

i venti anni della nascita del dominio .it (La Stampa [15]), i dieci anni del blog (Corriere della Sera [16]), i cinque anni dei Creative Commons (Il Manifesto [17]); ovvero, le prime pagine web in lingua italiana, la prima forma di social network, il primo strumento giuridico per diffondere liberamente le proprie opere artistiche.

Sembrerebbe dunque che la libertà di espressione attraverso lo strumento telematico sia ormai consolidata, ma in realtà così non è: il 2007 può essere considerato come l'anno nero delle libertà digitali, dal massimo della repressione come in Birmania al massimo della negazione, come in Francia e Gran bretagna, passando per il massimo della pena (detentiva ed economica) come in Italia.

Più i citizen costruiscono spazi di comunicazione, condivisione, confronto, rivendicando maggiori libertà e diritti, più il sistema politico, ormai strettamente connesso - quando non proprio indistinguibile - con quello economico, aizza paure e fobie al fine di promuovere leggi sempre più restrittive per il cittadino, ma stranamente sempre più permissive per le imprese.

Di questo passo, cosa ci prospetterà l'anno entrante?

NOTE

[1] http://www.interlex.it/Testi/l41_633.htm

[2] http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica
.asp?ID_blog=2&ID_articolo=629&ID_sezione=3&sezione=Web%20Notes

[3] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica
.asp?ID_blog=30&ID_articolo=3732&ID_sezione=38&sezione=News

[4] L'iniquo balzello http://www.ldenews.info/?p=136

[5] http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_23/pirati_francia_offline
_76530144-99e7-11dc-aff3-0003ba99c53b.shtml

[6] DDL Levi: a che punto siamo? http://www.ldenews.info/?p=133

L'articolo della discordia http://www.ldenews.info/?p=132

Chi dorme non piglia … blog http://www.ldenews.info/?p=130

Contrordine, compagni! Questo DDL non s'ha da fare http://www.ldenews.info/?p=128

La morte del puntoit http://www.ldenews.info/?p=127

[7] Non si finisce mai… http://www.ldenews.info/?p=129

[8] “La privacy? Tutte cazzate!” http://www.ldenews.info/?p=122

[9] Dalla UE con furore http://www.ldenews.info/?p=120

[10] (Punto Informatico, http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2074778 )

Le censure del dissenso http://www.ldenews.info/?p=123

[11] Wikipedia it/de: un esempio di miopia della politica italiana? http://www.ldenews.info/?p=112

[12] “Free rooms? no, free photos!” http://www.ldenews.info/?p=111

Egitto, il copyright della Sfinge (Liberazione, http://www.liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=34264&pagina
=8&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=276642 )

[13] Il “caso Peppermint” in Italia fa scuola in Europa http://www.ldenews.info/?p=102

[14] Approvata dall'Unione Europea la direttiva IPRED2 http://www.ldenews.info/?p=101

Diritti e doveri individuali, ambito pubblico e regole di mercato http://www.ldenews.info/?p=94

Appello agli europarlamentari http://www.ldenews.info/?p=93

Nuvole nere sull'orizzonte europeo http://www.ldenews.info/?p=91

[15] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica
.asp?ID_blog=30&ID_articolo=3713&ID_sezione=&sezione=

[16] http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/07_dicembre_17/Weblog
_di_Pasqua_d4cc9adc-aca2-11dc-b79e-0003ba99c53b.shtml

[17] http://www.culturalibera.org/flat/index.php?mod=read&id=1197645039

giovedì 10 gennaio 2008

SPAZZATOUR






Filmato estratto dalla trasmissione "Ambiente Italia" del 31 Marzo 2007

Imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste




di Roberto Saviano - da repubblica.it

J'accuse dell'autore di Gomorra: la tragedia è che Napoli si sta rassegnando all'avvelenamento

Gli ultimi dati dell'Oms parlano di un aumento vertiginoso, oltre la media nazionale, dei casi di tumore a pancreas e polmoni. È un territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso vicini alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano.

Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombato a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi. [an error occurred while processing this directive]Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "Il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

sabato 5 gennaio 2008

Piano Condor: Verso la Norimberga latinoamericana














Foto. A sinistra: in rosso i Paesi partecipanti all'operazione, in rosa quelli con coinvolgimento parziale. A destra: Henry Kissinger

Piano Condor: Verso la Norimberga latinoamericana

Gennaro Carotenuto

La giustizia federale argentina ha deciso. Si farà il processo per il Piano Condor, l'internazionale del terrore che negli anni '70 coordinò il sequestro, l'interscambio e la sparizione di migliaia di oppositori politici nella regione. Si apre così un nuovo capitolo nella ricerca della verità in America latina. "Il Piano Condor è stato una vasta associazione a delinquere attiva nel Cono Sud, diretta al sequestro, alla sparizione, tormento e morte, senza considerare limiti territoriali o la nazionalità delle vittime". Con queste parole il giudice federale argentino Sergio Torres ha rinviato a giudizio dopo otto anni di indagini diciannove repressori tra i quali spiccano i nomi dell'ex dittatore Jorge Rafael Videla e di Antonio Domingo Bussi.

Per la prima volta dunque in America latina si processerà il Piano Condor in quanto tale, in quanto organizzazione criminale multinazionale finalizzata alla sparizione di persone. Finora la giustizia nei diversi paesi aveva, in maniera diseguale, avanzato sui singoli casi, processando ed eventualmente condannando soprattutto gli esecutori materiali, ma senza mai riuscire ad individuare il nesso causale politico ed il coordinamento tra le diverse dittature. Il processo che inizierà a breve a Buenos Aires alza il tiro e individua un reato associativo transnazionale: processa infatti proprio quel coordinamento criminale tra le diverse dittature latinoamericane e lambisce le responsabilità del governo degli Stati Uniti e delle bande di terroristi cubani di stanza a Miami.

I militari rinviati a giudizio sono al momento tutti argentini, ma a loro presto dovrebbero aggiungersi sette militari uruguayani dei quali si attende l'estradizione. Nelle carte del processo si legge quello che le associazioni per i diritti umani, e poi gli storici, carte alla mano, scrivono da anni: "è esistita un'associazione a delinquere concretizzata nel cosiddetto 'Operativo Condor', messo in atto da chi occupava i governi del Cile, Paraguay, Uruguay, Brasile, Bolivia e Argentina (nell'immagine in rosso i paesi coinvolti direttamente e in rossi quelli parzialmente) avente come obbiettivo tra gli altri reati, la sistematica sparizione di persone". Non è possibile, secondo i giudici, individuare la data di inizio di tale associazione criminale, ma questa fu senza alcun dubbio attiva a partire dal colpo di stato in Cile, l'11 settembre 1973, e durò fin quando durarono le dittature in America latina.

Molte delle prove più importanti che istruiscono il processo che si celebrerà a Buenos Aires, chiamano direttamente in causa il governo degli Stati Uniti. L'Agente dell'FBI Robert Scherrer il 28 settembre 1976, inviò un documento dalla sua ambasciata a Buenos Aires oggi declassificato. Il documento Scherrer è di una straordinaria precisione perché spiega concretamente in cosa consiste il piano Condor. Vi si legge: "Operazione Condor è il nome in codice per l'individuazione e l'interscambio dei cosiddetti 'sinistrorsi' comunisti o marxisti, instaurata tra i servizi segreti dell'America del Sud. Il passaggio più concreto implica la formazione di squadre speciali dei paesi membri con la facoltà di viaggiare ovunque nel mondo con il compito di castigare e assassinare i terroristi e chi li appoggiano". In realtà oggi sappiamo che meno del 5% dei desaparecidos argentini, e una percentuale ancora inferiore in Cile e negli altri paesi, fu concretamente parte di movimenti guerriglieri.

Tali 'squadre speciali' agirono effettivamente in tutto il mondo, dalla Spagna, dove sequestravano i rifugiati anche dopo la fine della dittatura franchista, a Roma, dove nel 1975 ridussero in fin di vita il dirigente democristiano cileno Bernardo Leighton, al pieno centro di Washington dove nel settembre 1976, con 200 kg di esplosivo, fu fatto saltare in aria l'ex ministro degli esteri di Allende Orlando Letelier con la sua segretaria Ronni Moffit. Il processo che si aprirà in Argentina chiama in causa i partecipanti all'associazione a delinquere Condor per 107 casi di sequestro di persona di differenti nazionalità.

Per giungere a tale risultato sono stati necessari anni di certosino e spesso pericoloso lavoro. Le carte, tanto quelle degli archivi di Asunción, scoperti dall'avvocato paraguaiano Martín Almada nel dicembre del 1992, come quelle declassificate dal governo degli Stati Uniti o quelle dell'importante processo Letelier tenutosi negli Stati Uniti, così come quelle prodotte in questi anni nei vari paesi, chiamano in causa centinaia di repressori di tutti i paesi coinvolti. A questi si aggiungono l'ex-segretario di stato statunitense Henry Kissinger e molti controrivoluzionari cubani che operavano in intelligenza con la CIA. I cubani sono importanti perché fin dagli anni '60 avevano teorizzato la creazione del Condor (commettendo centinaia di atti terroristici in tutto il continente) e perché parteciparono attivamente in numerosi casi oggi considerati simbolici del funzionamento del Piano Condor stesso. Tra questi il sequestro, tortura e assassinio di due giovani impiegati dell'ambasciata cubana a Buenos Aires, Crescencio Galañega Hernández, di 26 anni, e Jesus Cejas Arias, di 22, spariti dal campo di concentramento denominato Automotores Orletti, lo stesso che ispirò il film "Garage Olimpo". L'assassinio dei due ragazzi nell'ambito del piano Condor, viene apertamente rivendicato come un successo della lotta anticomunista da parte di Luís Posada Carriles, il terrorista di origine cubana reo confesso anche dell'omicidio del cittadino italiano Fabio di Celmo.

Di Henry Kissinger, che molti considerano il mandante supremo del Condor, ed il gestore principale del processo dittatoriale instaurato in America latina in quegli anni, è sicuramente possibile affermare che fu al corrente di tutto fin dall'inizio, giacché è dimostrato che avesse un filo diretto con il capo della polizia segreta cilena, la famigerata DINA, Manuel Contreras.

Questo, che si faceva chiamare Condor 1, oggi chiama in correo anche George Bush padre, all'epoca capo della CIA, che però non appare direttamente nei documenti, la CIA stessa e i gruppi cubani di Miami. Soprattutto dopo l'assassinio di Letelier in piena Washington, e del quale la CIA fu coautrice nella persona del cittadino statunitense Michael Townley (agente sia della CIA che della DINA e vincolato, secondo documenti della CIA, a Stefano delle Chiaie) Kissinger avrebbe cercato di moderare gli ardori dei Condor, ma dalle carte non risulta alcuna seria pressione in questo senso. Al contrario dalle carte stesse risultano passi concreti da parte del governo di Jimmy Carter per rompere i legami con gli apparati repressivi latinoamericani, che poi furono ripresi all'epoca di Ronald Reagan tanto che casi mondialmente noti come quello dell'assassinio del vescovo salvadoregno Oscar Romero vengono considerati come colpi di coda del Condor.

gennarocarotenuto.it
(30 novembre 2007)

Fonte: Canisciolti

Il Piano Condor. Una scia di sangue che parte dagli Usa


Foto: Il dittatore cileno Pinochet e quello argentino Videla

Caccia al Condor, si parte in Italia
140 mandati di arresto a Roma, obiettivo i militari sudamericani che negli anni '70 orchestrarono il «Plan» per torturare e far sparire gli oppositori anche oltre frontiera. Così finisce a Regina Coeli l'ex ufficiale uruguayano Jorge Fernandez Troccoli

Claudio Tognonato

Ancora processi per i dittatori sudamericani ed è ancora l'Italia a chiamarli in causa. Lunedì scorso il giudice romano Luisiana Figliola, su richiesta del pubblico ministero Giancarlo Capaldo ha emesso 140 mandati di cattura nei confronti dei responsabili delle giunte militari e dei servizi di sicurezza che negli anni '70 hanno orchestrato il Piano Condor, la multinazionale del crimine organizzata da militari cileni, argentini, uruguaiani, paraguaiani boliviani e brasiliani per catturare, torturare e far sparire gli oppositori al di là delle proprie frontiere.
Tra le ordinanze di custodia cautelare una è stata subito eseguita a Salerno, dove da anni abita un ex capitano di vascello Néstor Jorge Fernández Tróccoli, uruguayano, già membro dell'intelligence della dittatura del suo paese. Troccoli, che ha passaporto italiano, è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli a Roma e oggi sarà interrogato. È accusato della desaparición e morte di quattro cittadini italiani. L'ex militare è anche ricercato dalla magistratura del suo paese per la scomparsa di trenta cittadini uruguayani che erano fuggiti in Argentina nel 1978 e che risultano ancora desaparecidos. Troccoli è stato uno dei primi membri della dittatura uruguayana ad ammettere di aver praticato la tortura sui prigionieri. In una lettera pubblicata dieci anni fa sul giornale spagnolo El Pais aveva però voluto precisare di non aver mai ucciso un detenuto.
È dal 1998 che Capaldo indaga su questa sorta di internazionale del terrorismo di stato che ha lasciato senza scampo chi fuggiva dal proprio paese credendo di mettersi al riparo della macchina repressiva. Creato dagli ex generali Augusto Pinochet e Jorge Videla e sottoscritto a Montevideo nel 1975 dai vari dittatori, alcuni non ancora al potere, per annientare ogni forma di opposizione, presunta o reale, il Plan Cóndor permetteva lo sconfinamento di militari e servizi segreti.
Nel 1992 in Paraguay Martin Almada dopo una accurata ricerca scoprì in una stazione di polizia alla periferia di Asuncion ciò che fu chiamato l'«archivio del terrore». Era l'archivio del Condor. Più di tre tonnellate di documenti, fotografie e passaporti, filmati, liste di ricercati tra cui molti desaparecidos, liste di informatori della polizia, lettere di richieste per finanziare e organizzare attentati contro politici della sinistra argentina, cilena e uruguayana. Alcuni documenti riguardavano non solo i paesi del Cono sud, ma anche l'Europa e gli Stati uniti. Perfino una lettera che riguardava l'organizzazione dell'attentato contro il vicepresidente cileno e leader della Dc cilena Bernardo Leighton compiuto a Roma nel 1975.
Grazie alla scoperta dell'archivio, aperto ora alla consultazione pubblica, il giudice spagnolo Baltasar Garzón ha potuto documentare la causa contro Pinochet. In un'intervista pubblicata sul manifesto nel 1999 Martin Almada sosteneva che il Plan Cóndor è ancora attivo. L'organizzazione è nata anche sotto l'auspicio della Cia e dell'allora segretario di stato Henry Kissinger.
In una dichiarazione, il presidente dell'Asociación Argentina Pro Derechos Humanos di Madrid, Carlos Slepoy ha sostenuto che «è la prima volta che vengono processati un numero così ampio di repressori di tanti paesi. Questo rende l'idea di quanto, all'epoca, fosse articolato il coordinamento repressivo». Ha poi considerato che l'iniziativa della magistratura italiana «provocherà un effetto di ripetizione e contagio, contribuendo all'accelerazione dei processi in corso in Argentina».
Non è la prima volta che i servizi segreti e la polizia italiana riescono ad arrestare un repressore sudamericano. C'è il precedente della detenzione del militare argentino Jorge Olivera, fermato il 6 agosto 2000 a Fiumicino nell'adempimento di un mandato di cattura emesso dalla magistratura francese. La Francia lo accusava del sequestro e desaparición di Marie Anne Erize, avvenuto il 15 ottobre 1976. L'ex maggiore dell'esercito, ora avvocato e membro della P2, negli anni '70 dirigeva un campo di concentramento di stanza a San Juan. Dalle dichiarazioni di un soldato ai suoi ordini, ora agli atti del processo argentino alla Giunta militare, risulta che Olivera si vantava di essere stato il primo a stuprare Marie Anne. Successivamente Olivera si offrì come avvocato difensore di Erik Priekbe, quando il criminale nazista venne arrestato in Bariloche e nel 1985 partecipò alla sommossa contro il governo Alfonsin.
Pochi giorni dopo la sua detenzione, il 18 agosto, la Quarta Corte di Appello di Roma emette un'improvvisa sentenza di scarcerazione e poche ore dopo, in un totale segreto Olivera esce dal carcere di Regina Coeli ed è imbarcato in un aereo diretto in Argentina. La vicenda non fu mai chiarita. Al di là dei discorsi rimbombanti si spera che la connivenza con i militari sudamericani sia ormai chiusa e che l'ex capitano di vascello Troccoli, anche lui rinchiuso a Regina Coeli, finisca i suoi giorni in carcere.

Il Piano Condor
Una scia di sangue che parte dagli Usa
Anni '70 Dal fantasma di Allende l'idea del generale cileno Contreras che convinse tutti

c.t.

Il Plan Cóndor nasce in fasi successive tra il 1974 e il 1975, su iniziativa del generale cileno Manuel Contreras, capo della Dina, la famigerata Dirección de Información Nacional. Nel quartiere generale della polizia segreta del generale Augusto Pinochet, a Santiago di Cile, si formalizza questa «collaborazione» che già era attiva in precedenza. L'accordo riguardava tutto il cosiddetto Cono Sud: Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Paraguay e Uruguay. Il compito di questo coordinamento era il sequestro, la tortura, l' uccisione e la scomparsa dei corpi. Un lavoro pulito che non prevedeva problemi di giurisdizione, né lunghe procedure internazionali di estradizione. Tutti seguivano un identico disegno e la Central Intelligence Agency (Cia) appoggiava. All'epoca Washington era preoccupata dalla deriva rivoluzionaria della regione e promuoveva e finanziava colpi di stato e regimi dittatoriali senza scrupoli.
Dalla Scuola de las Americas (oggi Western Hemisphere Institute for Security Cooperation, Whisc), dove si addestravano i militari sudamericani alla lotta contro l'insurrezione popolare insegnando tecniche di sequestro e di tortura, sono usciti i principali dittatori: Manuel Noriega (Panama), Leopoldo Gualtieri e Roberto Viola (Argentina), Juan Velazco Alvarado (Peru), Guillermo Rodriguez (Ecuador), Hugo Banzer (Bolivia). Nei suoi oltre 50 anni di vita la Scuola ha addestrato più di 60.000 militari all'uso di tecniche repressive e sevizie di ogni genere.
Il Plan Cóndor è una conseguenza di questa politica, anche se solo ora i militari cominciano ad essere portati davanti alla magistratura per rendere conto di quell' onda repressiva che si abbatté negli anni '70.
Il metodo del Cóndor era semplice: si sequestrava, torturava e uccideva in qualsiasi paese si trovasse il ricercato, perfino in Europa. Anche se l'accordo è stato siglato in Argentina quando al governo era Estela Martinez de Peron, Jorge Videla, allora capo di stato maggiore dell'esercito sottoscrisse il piano a Montevideo nel 1975.
Nelle operazioni del Cóndor non era coinvolta solo la Cia. Un documento ha recentemente provato che l'Fbi era al corrente degli obiettivi e dell'attività del Cóndor fin dal 1976, quando un suo agente, Robert Scherrer, spedì da Buenos Aires un rapporto dettagliato su quanto stava accadendo.
Un caso che fece scalpore nella stampa internazionale è stato quello della cittadina argentina Noemi Esther Gianetti de Molfino. Nel giugno 1980, a Lima, è sequestrata da un commando argentino con appoggio logistico peruviano, trasferita via Brasile in Spagna, arriva a Madrid dove appare morta in circostanze non ancora chiarite. L'operazione non sarebbe stata possibile senza la «collaborazione» delle diverse forze di sicurezza dei paesi coinvolti, soprattutto senza l'aiuto spagnolo e quello diplomatico argentino. Il giudice spagnolo Baltasar Garzón sta ancora svolgendo indagini sull'accaduto.
Oltre a perseguitare migliaia di oppositori i militari hanno compiuto diversi attentati di rilevanza internazionale. Buenos Aires, settembre 1974: il generale Carlos Prats e sua moglie sono uccisi da una bomba che fa saltare in aria la loro macchina. Prats era stato comandante in capo dell'esercito cileno ed era rimasto fedele fino all'ultimo al presidente socialista Salvador Allende.
Roma, ottobre 1975: l'ex vicepresidente di Allende, Bernardo Leighton, leader della Democrazia Cristiana cilena in esilio, e sua moglie vengono mitragliati mentre rientrano a casa. Anche se gravemente feriti riuscirono a sopravvivere. Washington, settembre 1976: l'ex ministro di Affari esteri di Allende, Orlando Letelier, e la sua segretaria, subiscono un attentato con una macchina imbottita di esplosivi. Entrambi perdono la vita.
L'attentato a Roma contro Bernardo Leighton fu la conseguenza di un accordo con la formazione di estrema destra Avanguardia Nazionale, che incaricò dell'operazione Stefano delle Chiaie.

Fonte: il Manifesto
Vedi anche: Wikipedia, alla voce "Operazione Condor"