mercoledì 18 febbraio 2009

Si inizia con "Bella Ciao" e si finisce con "Arrivederci amore ciao"...

#http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=22681&cat=politica#

Mills di questi giorni



Per il Tribunale di Milano l'avvocato David Mills, ex consulente della Fininvest di Berlusconi, è stato corrotto con 600 mila dollari provenienti dalla Fininvest di Berlusconi per testimoniare il falso in due processi a carico di Berlusconi. Notizia davvero sorprendente, visto che Mills aveva confessato tutto in una lettera al suo commercialista (“ho tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo”) e poi alla Procura di Milano. Mistero fitto sul nome di Mr.B, cioè del corruttore. Il sito del Corriere, attanagliato da dubbi atroci, titola: “I giudici di Milano: Mills fu corrotto”. Da chi, non è dato sapere. Labili indizi, secondo voci di corridoio, condurrebbero a un nano bitumato, che poi era l’altro imputato nel processo, ma è riuscito a svignarsela appena in tempo con una legge incostituzionale, dunque firmata in meno di 24 ore dal Quirinale nell’indifferenza della cosiddetta opposizione. Ora Mills dichiara: “Mi è stato raccomandato di non fare commenti”. Da chi, è un mistero. Purtroppo l’ignoto raccomandatore s’è scordato di tappare la bocca anche ai suoi innumerevoli portavoce, che han commentato la sentenza come se avessero condannato lui: “Condanna politica e a orologeria”. Anche la Rai s’è regolata come se la condanna riguardasse il padrone, cioè il premier: infatti non ha inviato nemmeno una videocamera amatoriale a riprendere la lettura della sentenza. Uomini di poca fede: non han capito che Berlusconi non c’entra, che Mills s’è corrotto da solo. Infatti, subito dopo la sentenza, non s’è dimesso il presidente del Consiglio. S’è dimesso il capo dell’opposizione.

di Marco Travaglio

tratto da voglioscendere.it

ITALIA VS RESTO DEL MONDO



Mills condannato, la stampa estera
"Berlusconi si è protetto col lodo Alfano"


"La condanna del legale accusato di aver mentito per favorire il premier
conquista ampio spazio sui giornali stranieri. "L'avvocato corrotto dal cavaliere"


ROMA - La condanna dell'ex legale di Silvio Berlusconi David Mills a quattro anni e mezzo di carcere per aver mentito, dietro compenso di denaro, per favorire il premier, trova ampio risalto sulla stampa straniera, che dedica diversi articoli e, in alcuni casi, la prima pagina, al caso e al coinvolgimento diretto del presidente del Consiglio.

"Avvocato condannato per corruzione per aver protetto Berlusconi" titola l'International Herald Tribune. Nel pezzo a firma di Rachel Donadio, apparso anche sul New York Times, si mostra sorpresa per il fatto che la notizia, "che avrebbe mandato in fibrillazione il sistema politico di diversi Paesi", non abbia meritato l'apertura dei telegiornali serali italiani, monopolizzati dalle dimissioni di Walter Veltroni da segretario del Partito Democratico dopo la sconfitta alle elezioni in Sardegna di Renato Soru. "Così la notizia del giorno non era la corruzione, ma il dominio sempre più esteso sull'Italia di Berlusconi", si legge sul quotidiano, che sottolinea, in un lungo e duro articolo, come da co-imputato nello stesso processo, Berlusconi sia riuscito a garantirsi l'immunità grazie al Lodo Alfano e come "in 15 anni di dominio della vita politica italiana, sia riuscito a trasformare ogni sconfitta legale in un capitale politico". E ancora: "Più Berlusconi riesce a manipolare il sistema a suo vantaggio, più italiani sembrano ammirarlo".

Ampio spazio alla sentenza su Mills sui giornali britannici. Il Guardian alla vicenda dedica diversi servizi, dalla caduta di Mills, "che dopo la tempesta giudiziaria in Italia ha cercato di mantenere un basso profilo", al Lodo Alfano, "considerato una priorità del governo Berlusconi" grazie al quale il premier ha conquistato l'immunità, "e la sentenza di ieri mostra quanto sia stato utile", anche se la Corte costituzionale, rileva sempre il quotidiano britannico, deve pronunciarsi ancora sulla sua legittimità.

Il tribunale ha riconosciuto Mills colpevole di aver accettato 600mila euro da Silvio Berlusconi, si legge sull'Independent, "in cambio di aver taciuto informazioni che avrebbero potuto danneggiare il premier". Segue un ritratto dell'avvocato, "brillante, dalle amicizie importanti, ma troppo impulsivo".

Anche sul francese Figaro si parla delle vicende giudiziarie italiane. "Lo scorso ottobre, Silvio Berlusconi si è messo al riparo della giustizia facendo approvare una legge che gli garantisce l'immunità penale durante il suo mandato alla guida del governo italiano. Immunità che non copre però il suo ex avvocato, condannato per falsa testimonianza in favore del Cavaliere", si legge sul giornale, che sottolinea come Mills non sia l'unico legale del premier ad essere condannato al carcere e cita Cesare Previti, riconosciuto "colpevole di corruzione di magistrati nell'affare Fininvest".

Per lo spagnolo El Pais, la sentenza "getta un'ombra inquietante" sul Cavaliere, mentre El Mundo richiama in prima pagina il caso Mills, "l'avvocato corrotto da Berlusconi per mentire".

tratto da repubblica.it

giovedì 12 febbraio 2009

LIBERTA’ DI SCELTA E DI COSCIENZA. È CHIEDERE TROPPO?

La vicenda personale di Eluana Englaro si è finalmente conclusa. Il momento pretenderebbe silenzio e riflessione. Ma troppe frasi pericolose e sbagliate ancora si urlano: parlamentari, governo, esponenti di uno Stato estero molto attivo in Italia (il Vaticano) continuano (scientemente) a confondere il rifiuto delle cure con l’eutanasia, gridano all’omicidio, pretendono interventi vincolanti per tutti. Giunti a questo punto tacere sarebbe come fuggire intimiditi. Non ci stiamo.
Si è superficialmente e strumentalmente chiamata "condanna a morte" una pronuncia che chiude “una lunga sequela di prudentissime decisioni, estremamente attente a conciliare il rispetto della vita e la tutela della persona” (P. Zatti). Esse applicano un diritto che già esiste da tempo, solidamente fondato su norme costituzionali, su convenzioni internazionali, sulla legge sul servizio sanitario, sul codice civile, sul codice deontologico (S. Rodotà). Chi, invece di sbraitare, leggesse le decisioni saprebbe che la puntuale volontà di Eluana Englaro è stata accuratamente ricostruita; i giudici non si sono limitati a riscontrare la testimonianza del padre. Uomo che è ora costretto a circolare con la scorta, a tanto si teme possano giungere i cosiddetti “cultori della vita”. In questa vicenda si è fatto scempio non solo di un corpo, ma anche di un diritto: la libertà di scelta e di coscienza.
Taluni giocano con le parole per negare che l’idratazione/alimentazione artificiale possa considerarsi una terapia (quando questa presuppone – tra l’altro – interventi chirurgici, consenso informato, continuo controllo medico). Ma se anche non fosse una terapia – e lo è – su quali basi giuridiche bisognerebbe imporla a chi chiede di non esservi soggetto? E perché? Indisponibilità della vita significa sostenere la necessità che questa venga protetta dalle intromissioni altrui ma non può mai tradursi nel negare il principio di autodeterminazione. La possibilità di compiere scelte che riguardino esclusivamente se stessi o l’indirizzo che si vuol dare alla propria vita (nei significati che ad essa si attribuiscono), è alla base della nostra Costituzione (artt. 2, 13, 32, comma 2, Cost.) e di quella che insistiamo a chiamare democrazia. Chi vuole soffrire anche negli ultimi istanti di vita dev’essere assolutamente libero di farlo, ma non può imporci le sue stesse scelte.
In forza del principio di laicità la società e le istituzioni devono garantire uno spazio pubblico democratico entro cui tutti gli individui, credenti o non, possano discutere partendo dal presupposto che le convinzioni, i valori, le fedi sono relativi a chi li professa e che nessuno può imporli agli altri. Ciò significa coscienza del fatto che le rispettive diversità non sono sinonimo di inferiorità sul piano morale e razionale, e che nessun principio è in sé immutabile né depositario dell’unica verità. Ci preme evitare una “totalitaria tirannia dei valori” di qualcuno sugli altri, e il rischio che la pericolosa pretesa di possedere la “Verità” si trasformi in un’arma di sopraffazione e controllo sociale.
Ora il Parlamento sta legiferando sul testamento biologico. Si vuole imporre a tutti la posizione solo di qualcuno; si vuole renderci impossibile scegliere. Pretendiamo che i parlamentari non si trincerino dietro lo strumentale schermo del voto di coscienza. Essi non rappresentano la loro coscienza ma la nazione (art. 67 Cost.). Quando sono in gioco scelte di coscienza di ciascuno di noi la loro coscienza (vera o presunta) non può esserci imposta. Non vogliamo uno Stato etico e confessionale. Vogliamo uno Stato democratico e pluralista. Pretendiamo il rispetto della Costituzione e, in particolare, del principio “supremo” di laicità (sentenza cost. n. 203/1989). Non è chiedere troppo: è chiedere democrazia.

STUDENTI LAICI dell’Università di Ferrara

martedì 10 febbraio 2009

Sulla vicenda "Englaro"

Cari amici, vi scrivo, fuori dal rapporto associativo, mosso dal bisogno di
comunicare a colleghi giuristi il mio sgomento di cittadino e giurista di
fronte alla condotta del Governo sul caso Englaro e agli sviluppi che si
prospettano.

Nelle scorse settimane ho provato sconforto e amarezza quotidiana
nell'ascoltare e leggere un profluvio di banalità e falsità irresponsabili
per bocca di personalità governative: si è chiamata "condanna a morte" una
sentenza che chiude una lunga sequela di prudentissime decisioni, le più
lontane da una concezione eutanasica, estremamente attente a conciliare il
rispetto della vita e la tutela della persona; si parla di "morte per fame e
per sete", evocando una tortura, là dove purtroppo non ci sono da anni quelle
esperienze del corpo vivente che sono la fame e la sete; il Presidente del
Consiglio si è permesso - notizie di tutti i giornali non smentite -
leggerezze e falsità come quella di dire che Eluana è "una ragazza che
potrebbe avere un figlio e partorire" o che "potrebbe risvegliarsi e magari
votare per me tra quattro anni".

Ma siamo oltre tutto ciò.
Sulla base di questa campagna di superficialità e per un gioco politico dalle
molte evidenti valenze, si è cercato ostinatamente di cancellare per
decreto-legge una sentenza definitiva non gradita ad una maggioranza politica,
soffocando la discussione in Parlamento e sfigurando rapporti delicatissimi
tra poteri dello Stato.
E' tragico che queste operazioni vengano giustificate in nome della difesa di
valori cristiani: non solo perché si cancella la complessità e la ricchezza
della riflessione cattolica sull'argomento, identificandola con posizioni
irrigidite proprie della gerarchia ecclesiastica italiana, lontane da quelle
di altri episcopati e contrastanti con statuizioni dello stesso Magistero (
si veda il documento dell'episcopato tedesco sul testamento biologico, e
addirittura il Catechismo della Chiesa cattolica in tema di accanimento
terapeutico); ma soprattutto perché tremendo, e inaccettabile per un
pensiero personalista, è il baratto tra il conseguimento di un risultato
normativo e la ferita inferta alla convivenza di comunità morali e al sistema
giuridico dello Stato pluralistico dall' imposizione di una scelta etica per
decreto legge.

Ora lo spunto del caso Englaro e della resistenza opposta dalla Presidenza
della Repubblica all'abuso della decretazione d'urgenza offre il destro al
Presidente del Consiglio di giudicare la Costituzione nel suo insieme come un
arnese obsoleto, opera di filo-sovietici. Ciò è detto da chi è stato eletto
alla sua carica secondo questa Costituzione e ha giurato nelle mani del Capo
dello Stato: e implica palesemente la convinzione che la sua "vera"
legittimazione non discenda più dal meccanismo costituzionale che viene
screditato, ma dall'investitura diretta del consenso popolare, fuori dai
canali costituzionali.

Siamo assuefatti alle forzature e alle sciocchezze. Ma proprio perciò ho
sempre più l'impressione che la nostra generazione di giuristi potrebbe tra
non molto doversi rimproverare un accidioso o compiacente silenzio di fronte a
un processo distruttivo che sta superando il livello di guardia.
Non avendo voce in politica, sarò grato a chi di voi vorrà associarsi a
questo messaggio e farlo circolare.
Personalmente ho aderito all'appello di Libertà e Giustizia e invito chi è
d'accordo con me a fare altrettanto.
A chi è di diversa opinione rivolgo l'invito a discuterne.

con cordialità

Paolo Zatti


sabato 7 febbraio 2009

"IO CREDO CHE SI POSSA, PER RAGIONI DI FEDE O DI POTERE, GIOCARE CON LE PAROLE, MA NON CREDO CHE PER LE STESSE RAGIONI SI POSSA 'GIOCARE' CON LA VITA E IL DOLORE ALTRUI"

(Piergiorgio Welby)

venerdì 6 febbraio 2009

Italia, l'emendamento contro tutto

di Alessandro Grandi - Fonte: Peacereporter

L'emendamento proposto dalla Lega fa discutere. Ne abbiamo parlato con Ivan Moschetti, medico volontario del Naga e ricercatore presso l'Istituto Mario Negri

Cosa succede con questo emendamento voluto dalla Lega?
Innanzitutto viene tolto l'impedimento che esisteva a non denunciare. Prima il medico poteva non dire che la persona che aveva appena ricevuto assistenza medica in una struttura pubblica non era in possesso di regolari documenti. Adesso invece può farlo.

Ma uno straniero senza documenti che necessita di cure non vede per primo un medico ma un addetto amministrativo, soprattutto se si rivolge a un pronto soccorso...
Esattamente, perfetto. Questo è un punto fondamentale. Non saranno certo i medici ad appurare lo stato di clandestinità, ma eventualmente l'apparato amministrativo che avrà la possibilità di raccogliere i dati anagrafici e a questo punto, non essendoci divieti, se stimolato potrà comunicarlo a chi di dovere: autorità giudiziaria, direzione sanitaria. Però a dire la verità ancora non si capisce chi dovrà essere informato. A mio avviso ogni struttura si comporterà a suo modo.

Chi ci guadagna in tutto questo?
C'è da ricordare che le prestazioni erogate a cittadini senza il permesso di soggiorno vengono pagate dal ministero degli Interni che provvede appunto al rimborso alle strutture mediche. Ho paura che le strutture avranno l'obiettivo di dichiarare tutti gli immigrati senza il permesso di soggiorno che visiteranno per potersi far rimborsare le spese. E' quasi certo che se una struttura privata convenzionata, quindi con pronto soccorso, oppure pubblica, che deve guardare al bilancio dal momento in cui è diventata una vera e propria azienda ospedaliera, sarà invogliata a denunciare per ottenere rimborsi. Il gioco è semplice e spietato. Io azienda ho fatto un numero X di interventi su cittadini italiani e un numero Y su cittadini stranieri irregolari presentando di conseguenza una lista di nominativi...

Quindi ci sarà convenienza per le amministrazioni. Ma il cittadino irregolare venuto a conoscenza di questo intoppo come potrebbe reagire?
Io faccio il medico volontario per il Naga. I cittadini stranieri che incontro hanno già il timore di base di essere riconosciuti clandestini e quindi denunciati quando si presentano alle strutture sanitarie pubbliche. Sono anni che questo avviene. La loro paura è ricorrente.

Adesso cosa cambierà?
La mia maggior preoccupazione è che a fronte di un cambiamento non vorrei che si diffondesse allarmismo eccessivo, perché non sappiamo ancora cosa accadrà. Sicuramente l'atteggiamento dei medici e del personale amministrativo sarà differente da struttura a struttura. Ci saranno posti dove sarà sicuro andare a farsi curare e ce ne saranno altri dove lo sarà meno. Ma è difficile dirlo ora.

E la possibilità della nascita di ambulatori clandestini?
Noi al momento non abbiamo mai avuto a che fare e non abbiamo mai sentito dell'esistenza di ambulatori clandestini o di vie alternative alla struttura pubblica o a centri come il nostro, dove i cittadini irregolari si possono rivolgere. Questo vale per tutta la popolazione senza documenti tranne che per i cinesi. Noi al Naga per esempio non vediamo cinesi. Non sappiamo dove si rivolgono, da chi vanno, come e eventualmente quali sono le competenze di chi li riceve.

Ma uno stato democratico ha come priorità questo genere di provvedimento?
L'immigrato purtroppo viene discriminato ancora prima di fare il suo ingresso nel nostro Paese. Bisogna smontare l'idea per cui un immigrato che arriva senza documenti allora è per forza un delinquente. Questa è un'associazione folle e sono dispiaciuto che la popolazione non capisca un concetto così semplice. Anche perchè se esistono persone che vengono considerate illegali la colpa è un po' di tutti noi. Da un altro lato sarebbe bene smontare il pensiero che rendere difficile l'accesso alle cure a queste persone possa mettere in pericolo la salute degli italiani. Loro non portano epidemie strane o cose del genere.

Non le sembra che questo emendamento possa essere in contrasto con la Costituzione, con la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e anche con il giuramento a Ippocrate?
Assolutamente sì. Questo emendamento va contro tutto. E poi ai medici non interessa per nulla avere quest'ulteriore incombenza. E' solo un problema in più per loro. Inoltre, credo che la popolazione dei medici sia abbastanza sensibile a questo argomento e che si siano anche arrabbiati perchè va contro il giuramento a Ippocrate. E soprattutto va contro ai principi in cui credono i medici da centinaia di anni.

Poliambulatorio Emergency, Palermo: le storie

Gino Strada: "Norma stolta prima che perversa"

Pacchetto sicurezza. Delle libertà?

lunedì 2 febbraio 2009

Le infrazioni al cessate il fuoco: uccidere palestinesi non conta

di Alison Weir - "If Americans Knew"

Fonte: Comedonchisciotte e Megachip / Fonte originale: Counterpunch

Per l'ennesima volta i media stanno capovolgendo la cronologia e le responsabilità della violenza a Gaza[1], ma la realtà è che dal 18 Gennaio a oggi Israele non ha mai rispettato il cessate il fuoco.
Il 27 gennaio i titoli dei giornali strombazzavano la notizia che i palestinesi avevano rotto l'ultimo cessate il fuoco: una bomba aveva ucciso un soldato israeliano e ferito altre due o tre soldati.

Praticamente ogni fonte di informazione riportava questa azione come una grossa infrazione al cessate il fuoco che era iniziato il 18 gennaio: CNN, AP, NPR, il New York Times, The Washington Post, Fox News, ABC, CBS, il Christian Science Monitor, il LA Times, McClatchy Newspapers, ecc., hanno tutti accusato i palestinesi del riprendere della violenza.

C'è solo un problema. Le forze israeliane avevano già violato il cessate il fuoco almeno sette volte:

- Le forze israeliane hanno ucciso un contadino palestinese a Khuza'a a est di Khan Yunis il 18 gennaio.
- Le forze israeliane hanno ucciso un contadino palestinese a est di Jabalia il 19 gennaio.
- Le navi da guerra israeliane avevano cannoneggiato la costa di Gaza causando danni a strutture civili.
- Le truppe israeliane hanno sparato e ferito un bambino a est e di Gaza City il 22 gennaio.
- Il fuoco delle navi da guerra israeliane ha ferito tra i quattro e i sette pescatori palestinesi il 22 gennaio.
- Colpi di artiglieria israeliani hanno incendiato una casa palestinese il 22 gennaio.
-m Carri armati israeliani hanno aperto il fuoco al confine della città di Al Faraheen, provocando danni a case e fattorie il 24 gennaio.[2]

Eppure gli americani che si affidano ai media statunitensi per le loro notizie su Israele e Palestina vengono portati a credere che i palestinesi hanno dato inizio alla violenza (la morte di un soldato israeliano) che ha portato all'ultimo assalto di Israele: entro la fine della giornata [del 28 gennaio n.d.t.] le forze israeliane avevano già ucciso un contadino palestinese ventisettenne sparando dai carri armati; avevano chiuso i valichi verso Gaza negando all'intera popolazione (un milione e mezzo di persone) accesso alle forniture di cibo, medicine e altri aiuti umanitari di cui c'è disperatamente bisogno; avevano lanciato un drone che ha sparato un missile verso la città di Khan Yunis, ferendo un membro di Hamas a bordo di una motocicletta e, a quanto pare, almeno un bambino palestinese lì vicino; avevano mandato 20 carri armati e sette bulldozer militari a Gaza; e avevano occupato una casa palestinese vicino alla città di Deir Al Balah.

Questa non è la prima volta che i media hanno capovolto la cronologia della violenza tra israeliani e palestinesi. Mentre i media riportano ampiamente il massacro di palestinesi da parte di Israele durato tre settimane è iniziato il 27 dicembre come reazione ai razzi palestinesi, il fatto è che Israele aveva iniziato la violenza rompendo la tregua il quattro novembre uccidendo sei palestinesi e ferendone altre sei, il cinque novembre uccidendo ancora un altro palestinese. Solo dopo questa violenza israeliana (e il suo continuato e soffocante embargo a Gaza, un'altra estremamente significativa violazione della tregua) è ricominciato il lancio di razzi da parte di Hamas.

Neanche per Hillary i palestinesi contano.

Nel frattempo il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha tenuto la sua primissima conferenza stampa al Dipartimento di Stato, annunciando: "Appoggiamo il diritto di Israele all'autodifesa. Lo sbarramento di fuoco dei razzi [palestinesi] che si avvicina sempre di più alle aree popolate [in Israele] non può rimanere senza risposta".

Gran parte dei razzi palestinesi sono proiettili fabbricati in casa e costruiti di ferraglia. Il loro lancio è iniziato solo dopo che l'invasione israeliana di Gaza e della Cisgiordania aveva ucciso e ferito centinaia di civili. In sei anni questi razzi hanno ucciso un totale di 28 israeliani. Israele ha ucciso almeno 40 uomini, donne e bambini palestinesi in pochi minuti il sei gennaio quando ha colpito una scuola dell'Onu. Durante la loro invasione di dicembre e gennaio le forze israeliane hanno ucciso più di 1300 uomini, donne e bambini di Gaza e ne hanno feriti più di 5000; i combattenti della resistenza palestinese hanno ucciso nove israeliani, 4 dei quali civili.

Hillary è capace di presentarsi con affermazioni così assurde e offensive, dando luce verde per un'ulteriore carneficina, e Israele è capace di continuare la sua violenza assassina, solamente perché la copertura di Israele e Palestina da parte dei media mainstream è talmente pessima.

È tempo per tutti noi di dire ai media che vogliamo sapere i fatti su Israele e Palestina, e di dire ai nostri vicini, ai nostri rappresentanti al Congresso e al nostro nuovo presidente quali sono questi i fatti. Noi abbiamo votato per il cambiamento. E' tempo di ottenerlo.

Alison Weir è direttore esecutivo di "If Americans Knew" (www.IfAmericansKnew.org), che ha prodotto un volantino da distribuire alla gente con i fatti riguardanti il cessate il fuoco.

NOTE DEL TRADUTTORE

[1] Dalla prima pagina di Repubblica (ore 18:10): "Razzi e colpi di mortaio dai miliziani: prime persone colpite dopo il cessate il fuoco."

[2] Su siti come Uruknet e Infopal che seguono le vicende mediorientali si possono trovare resoconti pubblicati nei giorni scorso relativi alle violazioni israeliane del cessate il fuco "unilaterale". N.d.t.