sabato 29 marzo 2008

G8: CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO DI DE GENNARO

29/03/2008

L'ex capo della polizia accusato di istigazione a falsa testimonianza

mercoledì 26 marzo 2008

Giornalismo e legalità



Comune di Ferrara – Assessorato alle Politiche e Istituzioni Culturali - Università di Ferrara - Arci Ferrara - Associazione Stampa Ferrara


VENERDÌ 28 MARZO ALLE 17 - aula magna della facoltà di Lettere e Filosofia Università di Ferrara, via Savonarola 27 – FERRARA


Conferenza - incontro sul tema

"Giornalismo e legalità: aspetti e vicende
di un mestiere a rischio"


Intervengono:
Paolo Rossi Barnard
giornalista e saggista, autore di inchieste RAI Report

Roberto Mancini

giornalista, collaboratore delle riviste Narcomafie

Carlo Vulpio

giornalista, inviato del Corriere della Sera

Coordinamento:
Sergio Gessi (Università di Ferrara), Alessandro Zangara (Ufficio Stampa Comune Ferrara)

Fare giornalismo oggi, come ieri, significa raccontare fatti e avvenimenti che accadono attorno a noi. Tutto quello che avviene è potenzialmente notizia se c'è qualcuno che la racconta, con il filtro della propria esperienza e con quello del mezzo di comunicazione che utilizza. La rete e i canali di diffusione delle notizie si sono moltiplicati ma temi e qualità delle cronache sono diventati monopolio dei poteri economico-finanziari e politici che gestiscono questi canali
comunicativi-informativi, quantomeno i più importanti. Il mestiere del giornalista può essere definito “a rischio” per diverse ragioni.
Tre giornalisti si confrontano su questi temi con i cittadini per analizzare aspetti e vicende, anche personali, di questo mestiere “a rischio”.

lunedì 24 marzo 2008

Se un voto si compra con cinquanta euro



di Roberto Saviano - da la Repubblica

L'autore di "Gomorra" e le elezioni: nessuno vincerà se si ignora la criminalità organizzata "Le mafie dominano un terzo del Paese e condizionano interi settori dell'economia legale"
Nessuno vincerà le elezioni in Italia. Nessuno. Perché finora tutti sembrano ignorare una questione fondamentale che si chiama "organizzazioni criminali" e ancor più "economia criminale".


Non molto tempo fa il rapporto di Confesercenti valutò il fatturato delle mafie intorno a 90 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil, l'equivalente di cinque manovre finanziarie. Il titolo "La mafia s. p. a. è la più grande impresa italiana" fece il giro di tutti i giornali del mondo, eppure in campagna elettorale nessuno ne ha parlato ancora.

E nessuna parte politica sino a oggi è riuscita a prescindere dalla relazione con il potere economico dei clan. Mettersi contro di loro significa non solo perdere consenso e voti, ma anche avere difficoltà a realizzare opere pubbliche.

Non le vincerà nessuno, queste elezioni. Perché se non si affronta subito la questione delle mafie le vinceranno sempre loro. Indipendentemente da quale schieramento governerà il paese. Sono già pronte, hanno già individuato con quali politici accordarsi, in entrambi i schieramenti. Non c'è elezione in Italia che non si vinca attraverso il voto di scambio, un'arma formidabile al sud dove la disoccupazione è alta e dopo decenni ricompare persino l'emigrazione verso l'estero. E' cosa risaputa ma che nessuno osa affrontare.

Quando ero ragazzino il voto di scambio era più redditizio. Un voto: un posto di lavoro. Alle poste, ai ministeri, ma anche a scuola, negli ospedali, negli uffici comunali. Mentre crescevo il voto è stato venduto per molto meno. Bollette del telefono e della luce pagate per i due mesi precedenti alle elezioni e per il mese successivo. Nelle penultime la novità era il cellulare. Ti regalavano un telefonino modificato per fotografare la scheda in cabina senza far sentire il click. Solo i più fortunati ottenevano un lavoro a tempo determinato.

Alle ultime elezioni il valore del voto era sceso a 50 euro. Quasi come al tempo di Achille Lauro, l'imprenditore sindaco di Napoli che negli anni cinquanta regalava pacchi di pasta e la scarpa sinistra di un paio nuovo di zecca, mentre la destra veniva recapitata dopo la vittoria. Oggi si ottengono voti per poco, per pochissimo. La disperazione del meridione che arriva a svendere il proprio voto per 50 euro sembra inversamente proporzionale alla potenza della più grande impresa italiana che lo domina.

Mai come in questi anni la politica in Italia viene unanimemente disprezzata. Dagli italiani è percepita come prosecuzione di affari privati nella sfera pubblica. Ha perso la sua vocazione primaria: creare progetti, stabilire obiettivi, mettere mano con determinazione alla risoluzione dei problemi. Nessuno pretende che possa rigenerarsi nell'arco di una campagna elettorale.

Ma nel vuoto di potere in cui si è fatta serva di maneggi e interessate miopie prevalgono poteri incompatibili con una democrazia avanzata. E' una democrazia avanzata quella in cui 172 amministrazioni comunali negli ultimi anni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa? O dove dal '92 a oggi, le organizzazioni hanno ucciso più di 3.100 persone? Più che a Beirut? Se vuole essere davvero nuovo, il Partito Democratico di Walter Veltroni non abbia paura di cambiare. Non scenda a compromessi per paura di perdere.

Il governo Prodi è caduto in terra di camorra. Ha forse sottovalutato non tanto Clemente Mastella, il leader del piccolo partito Udeur, ma i rischi che comportava l'inserimento nelle liste di una parte dei suoi uomini. Personaggi sconosciuti all'opinione pubblica, ma che negli atti di alcuni magistrati vengono descritti come cerniera tra pubblica amministrazione e criminalità organizzata. Nel frattempo il governo ha permesso al governatore della Campania Bassolino di galleggiare nonostante il suo fallimento nella gestione dell'emergenza rifiuti. E non ha capito che quella situazione rappresenta solo l'esempio più clamoroso di quel che può accadere quando il cedimento anche solo passivo della politica ad interessi criminali porta allo scacco.

Tutto questo mentre il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi assisteva muto o giustificatorio ai festeggiamenti del governatore della Sicilia Cuffaro per una condanna che confermava i suoi favori a vantaggio di un boss, limitandosi a scagionarlo dall'accusa di essere lui stesso un mafioso vero e proprio.

La questione della trasparenza tocca tutti i partiti e il paese intero. Inoltre molta militanza antimafiosa si forma nei gruppi di giovani cattolici i cui voti non sempre vanno al centrosinistra. Anche questi elettori dovrebbero pretendere che non siano candidate soubrette o personaggi capaci solo di difendere il proprio interesse. Pretendano gli elettori di centrodestra che non ci siano solo soubrette e a sud esponenti di consorterie imprenditoriali. E mi vengono in mente le parole che Giovanni Paolo II il 9 maggio del 1993 rivolse dalla collina di Agrigento alla Sicilia e all'Italia ferita dalle stragi di mafia: "Questo popolo... talmente attaccato alla vita, che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte... Mi rivolgo ai responsabili... Un giorno verrà il giudizio di Dio". Parole che avrebbero dovuto crescere nelle coscienze.

È tempo di rendersi conto che la richiesta di candidati non compromessi va ben oltre la questione morale. Strappare la politica al suo connubio con la criminalità organizzata non è una scelta etica, ma una necessità di vitale autodifesa.

Io non entrerò in politica. Il mio mestiere è quello di scrittore. E fin quando riuscirò a scrivere, continuerò a considerare questo lo strumento di impegno più forte che possiedo. Racconto il potere, ma non riuscirei a gestirlo. Non si tratta di rinunciare ad assumersi la propria responsabilità, ma considerarla parte del proprio lavoro. Tentare di impedire che il chiasso delle polemiche distolga l'attenzione verso problemi che meno fanno rumore, più fanno danno. O che le disquisizioni morali coprano le scelte concrete a cui sono chiamati tutti i partiti. È questo il compito che a mio avviso resta nelle mani di un intellettuale. Credo sia giunto il momento di non permettere più che un voto sia comprabile con pochi spiccioli. Che futuri ministri, assessori, sindaci, consiglieri comunali possano ottenere consenso promettendo qualche misero favore. Forse è arrivato il momento di non accontentarci.
Nel 1793 la Costituzione francese aveva previsto il diritto all'insurrezione: forse è il momento di far valere in Italia il diritto alla non sopportazione. A non svendere il proprio voto. A dare ancora un senso alla scelta democratica, scegliendo di non barattare il proprio destino con un cellulare o la luce pagata per qualche mese.

domenica 23 marzo 2008

mercoledì 26 marzo alle 21_ Ferrara_ Sala Boldini


Libera Ferrara

per la

“Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo
delle vittime delle mafie ”



>> mercoledì 26 marzo alle 21 (Sala Boldini, via Previati FERRARA – ingresso libero)

proiezione film “E io ti seguo” realizzato nel 2003 dal regista Maurizio Fiume, dedicato al giornalista napoletano Giancarlo Siani, ucciso nel 1985 dalla camorra.

Interverranno in sala il regista Maurizio Fiume e Roberto Morrione, giornalista, presidente della fondazione Libera Informazione.

Per i partiti la Mafia non esiste



di Elio Veltri

Fonte: Megachip - 22-3-08

I programmi dei partiti (tutti) sorvolano sulla mafia. E non mi riferisco a quella delle fiction televisive e dei romanzi rosa. Parlo della mafia S.pA (Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, Sacra Corona Unita), la più grande multinazionale europea, con un fatturato valutato almeno 140 miliardi di Euro (Fonte Confesercenti; Procura nazionale antimafia, Commissione antimafia del Parlamento) che investe in 18 paesi del mondo e che a detta della relazione della Commissione antimafia del Parlamento sulla Ndrangheta ( febbraio 2008), ha “colonizzato” Milano.

La relazione lo dice perché sa che saremo pochissimi a leggerla, altrimenti non sarebbe stata approvata alla unanimità, e dopo averla letta non potremo fare nulla perché gli organi di informazione hanno per l'argomento un rifiuto maggiore dei politici. D'altronde, negli atti del Parlamento da anni è depositato un documento della DIA (Direzione investigativa antimafia) che indica il numero degli affiliati in 1.800.000, mentre le televisioni parlano di 10-15 mila affiliati e secondo diverse fonti attendibili il patrimonio consolidato delle mafie ha un valore di 1000 miliardi, un po' meno del debito pubblico. Dell'argomento si occupano cattedre di prestigiose università, il Senato degli Stati Uniti, l'Onu, l'Unione Europea. Ma i politici italiani promettono: diminuzione delle tasse, maggiore sicurezza sul lavoro, riduzione del precariato e più posti di lavoro, pur sapendo che investitori i altri paesi da noi non investono i loro capitali perché abbiamo in casa una delle cinque mafie più potenti del mondo, ma anche la più rispettata perché ha fornito alle altre cultura, modelli di comportamento ed esempi rari di accordi con la politica, con l'economia e la finanza. Quindi, i programmi e i comizi elettorali, anche televisivi, sono falsi perché oltre il 40 per cento della ricchezza prodotta è illegale e criminale e non paga né tasse né contributi. Il silenzio serve anche a convincere i cittadini, che il problema rimane confinato alle quattro regioni meridionali, nonostante MAFIA SpA ricicli e investa il denaro principalmente da Roma in su e all'estero.

IL Senatore Kerry ha titolato il suo rapporto al Senato degli Stati Uniti ”The new war”, quella contro il crimine organizzato che è uscito vincente dalla globalizzazione, dall'uso di Internet, dalla caduta delle frontiere. Luise I. Shelley, direttore del Transnational Crime and Corruption della Università di Washington ha osservato:” la criminalità transnazionale sarà per i legislatori il problema dominante del ventunesimo secolo, così come lo fu la guerra fredda per il ventesimo e il colonialismo per il diciannovesimo” Se ne sono accorti tutti tranne i nostri leader politici e i nostri organi di informazione.

Poiché da mesi leggo sull'argomento libri e documenti mi sono chiesto il perché di tanto silenzio, interrotto solo da due intellettuali, Sartori e Saviano, che hanno intuito il problema ma non sono entrati nel merito più di tanto. So bene che qualche altro giornalista ogni tanto ne scrive, ma purtroppo per chi scrive e per noi, non provoca dibattito, perché se il dibattito occupasse le trasmissioni tv si dovrebbe chiedere lo scioglimento di consigli comunali del Nord Italia, una attenzione particolare al comune di Milano, e, soprattutto, si dovrebbe dire che la legge sulla confisca dei beni non funziona, che i paradisi fiscali andrebbero posti sotto embargo, che le banche italiane non dovrebbero aprirvi sedi e che non dovrebbero farlo nemmeno le società quotate in borsa. Inoltre banche e società finanziarie con tracce di denaro criminale andrebbero punite almeno con la sostituzione dei dirigenti e va da sé che analoga misura dovrebbe riguardare tutti gli uomini politici coinvolti. Quindi, in un paese come il nostro, non si può.

Ma, tornando alle domande, credo che le uniche risposte possibili siano queste:

1) I dirigenti dei partiti sanno, ma non hanno il coraggio di aprire una voragine dagli esiti imprevedibili. Quindi si comportano come se non sapessero, per viltà.

2) I dirigenti dei partiti sono collusi direttamente o per interposte persone. Come lo fu Andreotti a suo tempo.

3) I dirigenti dei partiti sono ignoranti perché presi dal teatrino della politica e sensibili solo all'informazione televisiva. Il che significa che si circondano di persone che sanno meno di loro;

4) I dirigenti dei partiti sanno, sottovalutano il problema e pensano di evitare il terremoto della verità perché per la durata dei loro incarichi ci penserà lo stellone.

Se il professore americano e con lui tanti altri ( ho letto il libro del prof Masciandaro, docente alla Bocconi e consulente dell'ONU, “La farina del diavolo” del 2000!, che nella bibliografia riporta 32 voci di autori per la pubblicazione di oltre 50 volumi) avranno ragione, i dirigenti dei nostri partiti un giorno o l'altro saranno processati perché i nostri figli e i nostri nipoti saranno costretti a lavorare con imprese criminali e chissà in quanti lo fanno già senza saperlo. Saranno processati anche se furbescamente delegando il problema alla magistratura e alle forze dell'ordine pensano di potersene lavare le mani. Ma, una classe dirigente che delega il maggior problema politico del paese e ne fa un problema di ordine pubblico, prima o dopo deve pagare il conto.

giovedì 20 marzo 2008

Si sopravvive solo se si cambia




di Giulietto Chiesa

Fonte: Megachip - 15/03/2008

Bali è tornato un posto di vacanze, comunque è “ieri”, e la crisi ambientale e energetica è già domani. Tutto si muove a velocità pericolosa. La Commissione Europea , per esempio, non ha perso tempo e ha già varato, il 23 gennaio, un pacchetto di proposte per il contenimento del cambiamento climatico del pianeta, in linea con le decisioni del marzo 2007, cosiddette del “20-20- 20” . Cioè 20% di riduzione del gas “serra”, 20% di incrementi dell'efficienza, 20% di energie rinnovabili, il tutto entro il 2020.

Il Parlamento Europeo, tramite la Commissione Temporanea sul clima, sta esaminando il pacchetto mentre ascolta scienziati e parti sociali. Sembra di poter dire che il legislatore europeo è consapevole dell'urgenza e dei pericoli che ci attendono se non agiremo in tempo.

Eppure ci sono molti “ma”. Uno dei quali è che il tempo è davvero ristretto: solo 15 anni, all'incirca, dopodiché le buone intenzioni saranno da gettare alle ortiche e il riscaldamento climatico andrà oltre i 2 gradi che appaiono la soglia massima sopportabile dall'economia mondiale e dalla normale prosecuzione della vita umana sul pianeta.

Ipoteca gigantesca, accompagnata da altri “ma”. Uno è che, invece di “progredire nel ridurre”, l'umanità del XXI secolo “regredisce nell'aumentare” (l'emissione di gas serra). Cioè si va allegramente verso il disastro. I virtuosi che hanno ridotto sul serio (dati Ocse 2005) sono solo quattro: Germania, meno 15,9% nel periodo 1990-2005; Regno Unito, meno 5%. L'Europa, grazie ai due suoi membri virtuosi, scende dell'1,3%, con una produzione globale annua di 3854 milioni di tonnellate di Co2. Il quarto è un virtuoso involontario, la Russia , che è scesa verticalmente più di tutti, addirittura del 29,5%. Ma è stato per il collasso della produzione industriale e agricola subito dopo la fine dell'Urss.

Gli altri giganti mondiali hanno tutti ignorato gli avvertimenti di Kyoto. Gli Usa (che sono i primi produttori di Co2 con 5817 milioni di tonnellate) sono saliti del 19,9% e la Cina , che in valori assoluti è ancora indietro, è balzata a un incremento del 128,9%. Gli altri sono tutti molto poco virtuosi, inclusa l'Italia.

Come si potrà negoziare un nuovo accordo mondiale in queste condizioni, anche se Cina, india e Brasile accettassero di partecipare, nessuno è in grado di spiegare. La crisi petrolifera farà il resto. Notizia tra il curioso e l'agghiacciante. Pechino ha un mare di carbone per fare fronte al suo fabbisogno energetico. E apre una nuova centrale elettrica a carbone ogni settimana in media. Purtroppo, per loro e per noi, bruciare carbone è una delle fonti più altamente produttrici di Co2. Gli Stati Uniti, dal canto loro, non parteciperanno allo sforzo comune.

E gli altri “ma”, quali sono? Sono i nostri e di tutti. Perché la situazione è altamente asimmetrica. Il legislatore dovrebbe agire in base all'interesse comune e alla necessità imposta dai numeri. Ma gli interlocutori sociali rispondono in termini corporativi, difendendo ciascuno i propri interessi. Che sono reali, sia ben chiaro, ma non quadrano con le necessità oggettive. Gli industriali dicono che non ce la fanno a riorganizzare i processi produttivi e che, anche se ci fosse il tempo, i costi sarebbero troppo alti e perderebbero in competitività rispetto a chi non farà nulla. Quindi, se si preme troppo, loro minacciano di andarsene, delocalizzando. Anzi lo fanno già. E là dove vanno fanno peggio di qua. I sindacati, quando parlano di questi temi, e lo fanno con molta reticenza, si preoccupano dei posti di lavoro. E, del resto, i lavoratori non si delocalizzano.

Cioè stiamo andando verso una situazione insostenibile. In cui nemmeno il migliore, il più onesto e competente dei governanti (e la materia scarseggia su questi fronti, come ben si sa) potrà prendere le decisioni drammatiche che c'impongono quando si troverà a dover fronteggiare una opinione pubblica che, non sapendo il perché (visto che nessuno glielo spiega), sarà ostile e riottosa su tutti i fronti.
Così i cambiamenti s'imporranno drammaticamente, al di sopra e al di fuori della volontà di tutti. Perché in tutta questa storia c'è un protagonista assoluto, che non ascolterà nessuno perché è del tutto sordo, senza pietà e senza morale. La Natura non tratta con noi e non aspetterà le nostre decisioni in ritardo.

mercoledì 19 marzo 2008

Antimafia, a colloquio con Francesco Forgione

VOTO DI SCAMBIO IN CALABRIA, ARRESTATO CONSIGLIERE REGIONALE

19/03/2008

Franco La Rupa, ex Udeur attualmente sospeso dal partito, è accusato di connivenza con la 'Ndrangheta

Intervista a Maurizio Pallante

Efficienza energetica, per salvare il pianeta e il portafoglio



Mercoledì 19 marzo alle 17.30, nella sala Arengo della residenza municipale (piazza Municipio 2) avrà luogo un convegno sul tema “L’efficienza energetica: salva il pianeta e il tuo portafoglio”. Relazionerà Maurizio Pallante, saggista e consulente Ministero Ambiente. In programma anche gli interventi degli assessori all'Ambiente Mascia Morsucci (Comune) e Sergio Glinelli (Provincia). Coordinerà l'incontro Alberto Mambelli, responsabile Soci Banca Etica di Ferrara. Per informazioni contattare Banca Etica di Ferrara, piazzetta Toti 5, telefono 0532-789824/11 – email bancaeticafe@libero.it

lunedì 17 marzo 2008

“Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie ”_ FERRARA



Libera Ferrara, in occasione della “XIII Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie” ha organizzato alcune iniziative a livello locale per sensibilizzare istituzioni e cittadini ai temi della legalità e della lotta alle mafie.

CLICCANDO QUI TROVERETE LA LOCANDINA con gli incontri curati dal gruppo Libera di Ferrara in collaborazione e con il patrocinio di Comune di Ferrara - Assessorato alle Politiche e Istituzioni Culturali, Arci Ferrara e Associazione Stampa Ferrara.

martedì 4 marzo 2008

LETTERA DA GAZA



DI MOHAMMED OMER - RAFAH TODAY (02/03/2008)

Fonte: ComeDonChisciotte

ATTENZIONE! QUESTO ARTICOLO CONTIENE IMMAGINI MOLTO CRUDE

A seguire: elenco delle vittime, foto e video del genocidio compiuto da Israele in queste ore nel ghetto di Gaza. N.d.r.

Cari Amici,

Ho passato una lunga, orribile giornata, facendo foto e scrivendo dal terreno a Gaza City e a Gaza settentrionale. Ho incontrato due bambini che sono sopravvissuti al bombardamento mentre giocavano a calcio a Jabalyia: come probabilmente sapete gli altri quattro piccoli sono stati uccisi. Uno dei due bambini che ho visto non aveva più carne sulle sue gambe, avevano ustioni per tutto il corpo a causa del lancio di granate da parte dei carri armati. Questa è stata una delle cose più terribili che ho visto sinora, eppure ho visto molto di più.

Ho chiesto a un ragazzo di riferirmi i dettagli di ciò che è successo giovedì pomeriggio. Il ragazzino di nove anni piangeva mentre mi diceva di aver visto la testa decapitata di suo cugino lanciata lontano dal suo corpo, dalle sue braccia e dalle sue gambe, lontano da dove stavano giocando a calcio. Sua madre ha aggiunto che non c'era elettricità quando suo figlio è stato ricoverato in ospedale.

Piangeva mentre raccontava la storia, e le sue lacrime gli facevano più male del suo dolore psicologico, dal momento che ha ustioni sugli occhi. Sua madre gli ha scoperto la gamba ferita dove ho potuto vedere soltanto ossa senza la carne sopra. Non sono riuscito a capire come potesse rimanere cosciente, ma era uno stato di coscienza pieno di angoscia e dolore. Sentii nel mio cuore e nella mia testa questo dolore.

Parlando alla madre di questo bambino ella mi disse che aveva dovuto evacuare i suoi figli dal momento che l'area in cui i suoi bambini stavano giocando non era più sicura. I ragazzi hanno dai sei ai 14 anni. I 2 che sono sopravvissuti hanno detto che stavano tutti giocando a calcio di fronte alla porta della loro casa a Jabalyia quando il missile israeliano li ha colpiti.

Sono alla fine tornato a casa poche ore fa dopo aver aspettato per molto tempo per trovare un mezzo di trasporto. Ma quando alla fine sono riuscito tornare a Rafah sono crollato per un riposo di un'ora. Il mio sonno è stato spezzato: mi sono svegliato terrorizzato da quello che seppi poi essere il bombardamento da parte degli F-16. Sono corso dal mio letto per tutta la nostra casa buia e non vedendo nessuno della mia famiglia all'interno, sono corso scalzo per strada. Molte persone erano per strada, i giovani uomini correvano. Non capii, non sapevo cosa stessi facendo, a parte correre senza sapere dove ero diretto. Molta gente aveva chiuso le finestre e abbassato le persiane visto che al momento c'è un freddo gelido.

Sono stato contento di non essermi ferito con i vetri rotti e le macerie sulle strade. Sono tornato a casa per scrivere questa lettera sul mio portatile. Ma ho deciso che tornare a dormire non è una buona idea, non importa quanto io sia esausto. Se devo morire (e non lo desidero) voglio essere sveglio per sapere che sto morendo e per colpa di chi. Non addormentato.

Titolo originale: " A LETTER FROM GAZA"

Fonte: http://rafah.virtualactivism.net
Link
01.03.2008

IL GENOCIDIO ISRAELIANO A GAZA: 55 VITTIME IN 12 ORE

DI ANNA GOLDMAN
Popular Committee Against Siege (PCAS)

Striscia di Gaza, 1 Marzo 2008, (PCAS) - Dalla mattina presto è iniziato l'Olocausto israeliano contro i palestinesi. Sono stati uccisi circa 10 combattenti per la libertà, ma la maggioranza delle 45 vittime sono civili.

L'Olocausto che è stato dichiarato ieri da Matan Vilnai, vice ministro israeliano della difesa (guerra), è stato in parte lanciato a partire da questa mattina. Diversi tipi di armi, come velivoli F16 e Apache sono stati usati. In aggiunta a mitragliatrici pesanti, bombe, missili e anche bombe a frammentazione.

La famiglia Attalla è stata colpita da un missile di 1 tonnellata sparato da un F16. Il missile ha distrutto la loro casa di due piani portando all'uccisione di quattro membri della famiglia tra cui un bambino.

Sono stati compiuti circa 30 incursioni aeree e sono state sparate 50 bombe e pezzi di artiglieria contro i civili palestinesi. Il campo di Jabalya dove sta avvenendo l'Olocausto militare è densamente popolato. Circa un milione di persone vivono in 1 km. Perciò cadono rapidamente molte vittime innocenti.

1- Eyad Al Ashram, Maschio, 26

2- Musleh Abu Ali, Maschio, 17

3- Jakline Abu shbak, Femmina, 17

4- Eyad abu Shabk, Maschio,14

5- Basam Muhammad Ubaid, Maschio, 45

6- Basam Ubaid, Maschio, 15

7- Hamza Al jamal, Maschio,40

8- Abdallah Abd Rabu, Maschio, 4

9- Ibrahim Alzain, Maschio, 25

10- Mustafa Zaghloul, Maschio, 32

11- Hamada Abd Al hameed, Maschio, 29

12- Saeed Al hasheem, Maschio, 23

13- Husain Al batsh, Maschio, 27

14- Samah Zaydan Asalya, Femmina, 17

15- Salwa Zaydan Asalya, Femmina, 23

16- Tala't Dardona, Maschio, 29

17- Mustafa Abu Jalala, Maschio, 28

18- Hasan Safi, Maschio, 25

19- Abdallah Abu Shaira, Maschio, 18

20- Mutasim Abd Rabu, Maschio, 24

21- Hamada Saleh Al abad, Maschio, 16

22- Mustafa Manon, Maschio, 22

23- Muhammad Sleem, Maschio, 24

24- Muhammad Abdalrahman Shhab, Maschio, 23

25- Ali Al kitnani, Maschio, 15

26- Tal'at Dardona, Maschio, 17

27- Sana Ghad Al abed Saleh, Femmina, 16 28- Ahmed Albatsh, Maschio, 16

29- Muslih Muhamad Muslih,Maschio, 17

30- Thabet Junied, Maschio

31- Sultan Al zain, Maschio

32- Mustafa Abu Jalala, Maschio

33- Muhammad Al atar, Maschio

34- Nael Abu Alon, Maschio, 20

35- Muhammad Abd Al mouti Sleem, Maschio,

36- Saed Dabour, Maschio, 28

37- Hamada Saed, Maschio

38- Mahmoud Rayan, Maschio

39- Jedjad Hatem Abu Hlayal, Maschio

40- Thari Abu Aubaid, Maschio

41- Tamer Weshah, Maschio

42- Ahmed Saleh Abd Al rahman

43- Muhammad Abd Al qader Oqylan

44- Hasan Abu Harb

45- Abd Al rahman Atallah, Maschio, 60

46- Ibrahim Attalah, Maschio, 30

47- Sua'd Atallah

48- Sconosciuto

49- Sconosciuto

50- Sconosciuto

51- Sconosciuto

52- Sconosciuto

53- Sconosciuto a Khanyonis City

54- Sconosciuto a KhanYonis City

Popular Committee Against Siege(PCAS),
PCAS Manager,
Sam AK
Gaza - Palestine
Mob:00972598873055
Freegaza.ps@gmail.com

Qui, una "rassegna stampa" che mostra come la notizia è stata trattata dai media occidentali.

lunedì 3 marzo 2008

La tortura negata di Bolzaneto




di Enrica Bartesaghi - Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova

Fonte: Megachip - 03/03/2008

In questi giorni a Genova i Pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello stanno concludendo la requisitoria al processo per le violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. Gli imputati sono 45, appartenenti al personale della polizia penitenziaria, polizia di stato, carabinieri e medici. Le parti offese sono 205, tutti manifestanti che nei giorni 19-20-21 luglio del 2001 si trovarono per le strade, le piazze di Genova, alla scuola Diaz, convinti o inconsapevoli di esercitare un loro diritto, previsto dalla Costituzione Italiana, quello di manifestare il loro pensiero e la loro contrarietà al vertice dei G8.

Nella caserma di Bolzaneto furono inflitti alle persone fermate "almeno quattro" delle cinque tecniche di interrogatorio che, secondo la Corte Europea sui diritti dell'uomo configurano "trattamenti inumani e degradanti". Dei cinque trattamenti esaminati dalla Corte Europea e ritenuti inumani ben quattro furono sicuramente inflitti a Bolzaneto (non risultano casi di incapppucciamento). Gli arrestati furono costretti a stare in piedi per ore, anche in posizioni disagevoli, picchiati, insultati, minacciati di morte e stupro, privati di cibo e acqua. Il pm ha citato la convenzione Onu che vieta sia la tortura sia il trattamento inumano, crudele o degradante. Si tratta di una norma contro la tortura che l'Italia ha ratificato nel 1989 ma non ha ancora tradotto in una legge penale.

Quello che avvenne a Bolzaneto fu un comportamento inumano e degradante ma, non esistendo una norma penale per la quale l'Italia e' inadempiente rispetto all'obbligo di adeguare il proprio ordinamento alla convenzione, i pm sono stati costretti a contestare agli imputati l'art. 323 (abuso d'ufficio). Altri reati contestati a vario titolo sono: violazione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, abuso di autorita' nei confronti di persone arrestate o detenute, minacce, ingiurie, lesioni.

Purtroppo per il reato di tortura e per il trattamento inumano e degradante sarebbe prevista l'imprescrittibilita' e le pene varierebbero da 4 a 10 anni. Per le violenze e le torture di Bolzaneto, invece, i reati si prescrivono nel 2009. Quindi nessuno degli imputati si farà nemmeno un giorno da detenuto, nessuno di loro proverà l'esperienza di trovarsi “dall'altra parte” quella che almeno 205 persone, grazie a loro, hanno sperimentato sulla loro pelle.

A Bolzaneto gli arrestati sono stati costretti a stare in piedi per ore o a fare la posizione del cigno e della ballerina, ad abbaiare come cani per poi
essere insultati con minacce a sfondo politico e sessuale. Molti hanno ricevuto schiaffi a mano aperta e colpi alla nuca, lo strappo di piercing anche dalle parti intime, ragazze tenute nude fatte girare su se stesse o in tondo con commenti brutali da parte di agenti presenti anche in infermeria. Minacce, indirizzate verso donne a sfondo sessuale "entro stasera vi facciamo tutte" "bisogna fare come in Kosovo".

Perché cosa è successo in Kosovo???

Il racconto continua con l´etichettatura sulla guancia, a mo´ di marchio, per i ragazzi arrestati alla Diaz nel piazzale al momento dell'arrivo a Bolzaneto, con quello di una ragazza privata delle necessarie cure (manganellata alla scuola Diaz, con i denti rotti e frattura della mascella). Quello di un ragazzo che nella scuola Diaz per il terrore non è riuscito a trattenere le sue deiezioni e al quale non è consentito di lavarsi. Quello inflitto ad una ragazza col capo spinto verso la tazza del water, lo strappo della mano e la sutura senza anestesia ad un altro. Le ustioni con sigaretta sul dorso del piede, le percosse tra l´altro sui genitali con un grosso salame. Le percosse con lo stesso grosso salame sul collo di un altro. Lo spruzzo in cella di spray urticante. Il malore di un altro cui verrà riscontrata la rottura della milza. Il pestaggio di una persona con arto artificiale. Gli insulti ad un arrestato per la sua bassa statura, ad un altro per il colore della sua pelle. Due arrestati vengono legati insieme e le loro teste vengono fatte sbattere l´una contro l´altra.


L´accanimento gratuito su persone già private della loro libertà e quindi incapaci di nuocere ad alcuno. Gli insulti, le umiliazioni, le botte. I capelli tagliati a colpi di forbice, gli sputi, i volti marchiati, le dita spezzate.

I responsabili di tutto questo sono uomini dello Stato. Quello che ci dovrebbero proteggere dai criminali. Ma quando i criminali sono loro? Quando i criminali nonostante le accuse pesantissime sono sempre al loro posto e, in molti casi, sono stati promossi?

Art. 13 della Costituzione della Repubblica Italiana:

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.

Nerys Lee, funzionario del segretariato internazionale di Amnesty International, ha dichiarato:

“ Nel luglio del 2001 ci fu in Italia una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia più recente, una breve ma intensa parentesi della democrazia”.

Perché l'Italia non ha ancora approvato una legge contro il reato di tortura e qualcuno se ne ricorderà almeno nella prossima legislatura? Perché i
media, i partiti, la società civile (cosiddetta) non si occupano del processo di Bolzaneto? Le torture fanno più audience se si tratta di Abu Grahib e di Guantanamo?

domenica 2 marzo 2008

Ingerenze e condiscendenze



di Margherita Hack
(01/03/2008)

Fonte: Megachip

Papa Ratzinger, anzi l’emerito professor Ratzinger, è proprio l’esatto contrario di quello che fu papa Giovanni XIII, il papa di origine contadina, il papa dell’apertura, il papa padre amorevole. Evidentemente non sempre la cultura accademica serve ad aprire l’intelletto. Anche se il nostro cosiddetto Stato laico è sempre stato anche troppo accondiscendente verso il Vaticano, ora si sta andando oltre ogni limite. I privilegi di cui gode il Vaticano sono stati efficacemente ricordati in un bell’articolo di Flores d’Arcais apparso sull’Unità di qualche settimana fa, dal significativo titolo: «Chiagne e fotte».

In questi mesi di regno ratzingeriano sono stati ribaditi i no alle unioni di fatto sia etero che omosessuali (vade retro satana!) e al testamento biologico, sono stati riaffermati la supremazia della fede sulla ricerca scientifica e l’obbligo di accettare una vita comunque sia, perché dono di Dio, anche se questo dono è una continua insopportabile tortura, sono ricominciati, con l’aiuto degli «atei devoti», gli attacchi alla legge 194 fino a definire assassine le donne costrette ad abortire eccetera.

Eppure sono dati obiettivi che indicano quanto siano diminuiti gli aborti da che è in vigore la 194. Ma con quale logica la Chiesa combatte l’aborto e, allo stesso tempo, si scaglia con altrettanto accanimento contro tutti i mezzi per evitare il concepimento: no al preservativo, anche se non usarlo significa esporsi al rischio dell’aids, no alla pillola contraccettiva, no a quella del giorno dopo, no a un aborto meno invasivo e traumatico, no a ogni forma di seria educazione sessuale. E ora l’ultima novità: rianimare un feto ancora vitale, anche contro la volontà della madre, per tirar su un povero individuo quasi certamente affetto da gravi problemi fisici e psichici. Quindi no alla ricerca sulle cellule staminali embrionali perché la vita di un embrione (che potrebbe averci già l’anima, anche se mi piacerebbe sapere che cosa sia davvero l’anima) è sacra, ma sì a esperimenti di rianimazione di un povero esserino, trattato come cavia, per donargli una vita da un futuro quanto mai incerto.

Quello che offende è vedere quanto poco si rispetti la volontà della donna, che è quella che dovrà affrontare tutte le difficoltà connesse con la nascita di un figlio non voluto, per il quale non si sente preparata psicologicamente o per problemi economici legati al proprio lavoro, e come pontifichino sulle sue decisioni uomini che non hanno nessuna conoscenza o esperienza dei problemi che una donna che decide di abortire affronta.

Come se non bastassero le polemiche sulla 194 e sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali, sulle assurdità della legge 40 (su cui è opportunamente intervenuta la magistratura), c’è stata tutta una montatura sull’episodio dell’Università La Sapienza. Come ormai sanno anche i sassi, il rettore, senza nemmeno aspettare il parere del senato accademico, aveva invitato papa Ratzinger all’inaugurazione dell’anno accademico, addirittura a tenere la lezione magistrale. Molti docenti hanno ritenuto inopportuno questo invito e, come è loro diritto, hanno espresso il loro dissenso. È bastato questo perché si parlasse di pericoli di contestazione al papa, della necessità di mobilitare la polizia in sua difesa. Ora: un professore che tiene una lezione deve essere disposto ad accettare confronti, discussioni e contestazioni. E invece tutta la faccenda è stata gonfiata come se il papa corresse seri pericoli e fosse infine stato costretto a rinunciare alla cerimonia di apertura dell’anno accademico. Dovrebbe invece essere ben chiaro che il papa ha deciso liberamente di non partecipare, come liberamente i docenti e gli studenti che ritenevano inopportuno l’invito del rettore hanno espresso il loro parere, come si usa in ogni democrazia, che non c’è stata alcuna minaccia, ma solo l’espressione dell’opinione che l’inaugurazione dell’anno accademico dovrebbe essere l’occasione per fare un bilancio delle attività scientifiche e didattiche dell’università e che sarebbe meglio evitare inviti chiaramente di parte, soprattutto a persona che più volte ha ribadito la supremazia della fede sulla scienza, e di conseguenza anche il «giusto processo» subito da Galileo. La storia si ripete, oramai nessuno dubita che sia la Terra a girare attorno al Sole e non viceversa, ma rimane questione di fede che l’embrione abbia l’anima e perciò si vietano ricerche che potrebbero portare a straordinari progressi nella cura di malattie a tutt’oggi inguaribili. I 67 della Sapienza non saranno processati. Ma hanno avuto severe critiche da laici e credenti, da politici di destra e di sinistra per avere semplicemente esercitato un loro sacrosanto diritto.