mercoledì 28 gennaio 2009

Rubare Gaza. Un Test di Provocazione

di Brian Eno*

Fonte: CounterPunch ( http://www.counterpunch.org/eno01022009.html )
tratto da Democrazialegalità

Che gli israeliani, un popolo che dovrebbe capire meglio di chiunque altro gli orrori dell'oppressione, stiano comportandosi a loro volta da oppressori, è una tragedia . Come ha rilevato una volta il grande scrittore ebreo Primo Levi, "Ciascuno ha i suoi ebrei, e per gli israeliani sono i palestinesi".

Creando una versione mediorientale del ghetto di Varsavia, essi stanno ripercorrendo la loro stessa storia, come se l'avessero dimenticata. Ed equiparando i palestinesi, coi loro razzi fatti in casa e i loro ragazzini che tirano pietre, a se stessi, con una delle macchine militari più sofisticate del mondo, essi rinunciano a qualsiasi credibilità.

Gli israeliani sono un popolo dotato e pieno di risorse, che ha un pieno diritto a vivere in pace, ma che sembra impegnarsi a sperperare ogni opportunità che questo si realizzi. E' difficile non giungere alla conclusione che questo conflitto serve agli scopi politici ed economici di Israele, per cui esso ha ogni interessa a mantenerlo vivo. Finché c'è scontro si può continuare a costruire insediamenti illegali. Finché c'è scontro si possono ricevere ingenti aiuti militari dagli USA. Finché c'è scontro si può evitare di vedere onestamente se stessi e la spietatezza in cui si sta precipitando.

Ora Gaza è un test di provocazione: chiudete un milione e mezzo di persone in un piccolo spazio, impedite loro l'accesso all'acqua, all'elettricità, alle cure mediche, distruggete i loro mezzi di sostentamento ed umiliateli continuamente ... e, sorpresa!, essi diventeranno ostili. Ma qual'è il fine di una simile test?

Il fine è l'ostilità che esso provoca. Essendo "sotto attacco", ci si può presentare come la vittima, e ricorrere agli elicotteri e ai caccia F16 e ai carri pesanti e ai missili teleguidati, e distruggere ancora di più quel poco di infrastrutture rimaste allo stato palestinese. Quindi si può additare quello stato come un caso disperato, incapace di autogovernarsi, uno stato terrorista, uno stato col quale non è possibile trovare nessun compromesso.

E allora si può continuare il "business as usual", rubare tranquillamente la loro terra.

* Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno è un musicista, compositore e produttore discografico britannico.

Ha collaborato praticamente con tutti i musicisti contemporanei, dai Roxi Music a John Cale, da David Bowie ai Talking Heads fino agli U2.


Per approfondimenti:
La giusta furia di Israele e le sue vittime a Gaza di Ilan Pappe

Capire la catastrofe di Gaza di Richard Falk

martedì 27 gennaio 2009

Giorno della Memoria - 27 gennaio


“Giorno della Memoria”


In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti

Martedì 27 gennaio 2009 ore 15,30


AULA MAGNA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE
Corso Ercole I d’Este n. 37 - FERRARA


In collaborazione con:
Comunità Ebraica di Ferrara

Introduce:
BALDASSARE PASTORE
Preside della Facoltà di Giurisprudenza

PROGRAMMA:

Parte prima

LA MEMORIA DELLA SHOAH IN PARLAMENTO
I nodi problematici della legge n. 211 del 2000

Presiede
PATRIZIO BIANCHI
Magnifico Rettore dell’Università di Ferrara

Intervengono:
ANDREA PUGIOTTO
Ordinario di Diritto Costituzionale
Università di Ferrara

AMOS LUZZATTO
Saggista, già Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Coordinano:
GIUDITTA BRUNELLI e MARCELLA RAVENNA
Università di Ferrara

Parte seconda

16 OTTOBRE 1943
Liberamente tratto dall’omonimo racconto di Giacomo Debenedetti

Compagnia Teatrale Officina

Regia
ROBERTA PAZI

Coordinano:
GIOVANNI GRIPPO – SERENA QUERZOLI
Università di Ferrara

per la locandina clicca qui.

domenica 18 gennaio 2009

L'ANGOLO DEL RICCIO_ 4.1

buon 2009.La civiltà fa passi avanti...(?)



la striscia di Gaza

martedì 13 gennaio 2009

E' GRANDE FRATELLO-MANIA...ANCHE AL MINISTERO



Intervista al procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro

"E' giusto migliorare la giustizia ma con regole precise"
"A rischio la libertà dei cittadini
il segreto sia tutelato dai pm"


di GIUSEPPE D'AVANZO

ROMA - Nasce una "cancelleria nazionale virtuale" che inquieta. Il protocollo d'intesa, firmato dai ministri Brunetta (Innovazione) e Alfano (Giustizia), prevede la "trasmissione telematica delle notizie di reato tra le forze di polizia e procure della Repubblica". Si può così "automatizzare l'alimentazione del registro delle notizie di reato e la costituzione del fascicolo del pubblico ministero e del giudice delle indagini preliminari". I dati raccolti, "predisponendo una porta di dominio attestata presso il ministero della giustizia", saranno condivisi dall'intera rete delle forze di polizia che avranno accesso ai "dati di sintesi delle notizie di reato". Mettiamola così, allora, tutti i documenti d'indagine della giustizia italiana finiranno in un unico canestro. I procuratori, responsabili delle indagini, non saranno in grado di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte ancora protette dal segreto istruttorio. L'archivio della "cancelleria virtuale" sarà nella disponibilità delle forze di polizia, e quindi del governo che gestirà il sistema attraverso una società privata.

Abbiamo chiesto al procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro se non ci sono sufficienti ragioni per preoccuparsi. "Voglio essere chiaro. Va apprezzato lo sforzo del governo di modernizzare, con l'innovazione tecnologica, l'organizzazione e il funzionamento della giustizia italiana. Non si può che apprezzare lo sforzo di informatizzazione di tutte le procedure. Non dubito che questo programma sia il frutto delle sollecitazioni - vecchie di anni - di magistrati e avvocati e una testimonianza delle migliori intenzioni e di una buona volontà. E tuttavia credo che non si debbano accantonare alcune perplessità che giudico pertinenti e rilevanti".

per il resto dell'articolo clicca qui.

tratto da repubblica.it

lunedì 12 gennaio 2009

LEZIONE SULLA (IN)COERENZA N° ... ABBIAMO PERSO IL CONTO

# 28 MARZO 2008 #



# 11 GENNAIO 2009 #



ndr: Così non vale, è troppo facile!!!

ALITALIA: Moratti VS Berlusconi

E COMUNQUE VADA A FINIRE (Air France o Lufthansa) A VINCERE SARA' CERTAMENTE L'ITALIANITA' (???)



... o sarebbe meglio dire POVERA PATRIA




Alitalia-Air France, duello tra Moratti e Berlusconi. Lufthansa: contatti con Cai

Si annuncia pieno di incognite il battesimo del volo della nuova Alitalia previsto per domani.
Lufthansa, infatti, contrariamente alle affermazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non e' ancora fuori dalla partita. "In queste ore siamo ancora in contatto con i vertici di Cai, esattamente come lo eravamo la scorsa settimana", ha confermato al quotidiano online Affaritaliani.it Claudia Lange, portavoce corporate della compagnia aerea tedesca. "Il mercato italiano, come dimostra Lufthansa Italia operante da Milano - ha aggiunto - e' per noi decisamente interessante e molto importante".

tratto da rainews24.rai.it

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domenica 11 gennaio 2009

Dottori con le ali: Arafa Abed Al Dayem R.I.P.


di Vittorio Arrigoni

Fonte: Megachip, tratto da il Manifesto - 7/01/09

Foto del massacro a Gaza (per stomaci forti)

"All' innocente gente di Gaza, la nostra guerra non è una guerra contro di voi ma contro Hamas, se non la smettono di lanciare razzi voi vi troverete in pericolo". E' la trascrizione di una registrazione che è possibile ascoltare rispondendo al telefono queste ore a Gaza. L'esercito israeliano la sta diffondendo illudendosi che i palestinesi non abbiano occhi e orecchi.

Occhi per vedere che le bombe colpiscono quasi esclusivamente obbiettivi civili, come moschee (15, l'ultima quella di Omar Bin Abd Al Azeez di Beit Hanoun), scuole, università, mercati, ospedali. Orecchie per non udire le urla di dolore e terrore dei bambini, vittime innocenti e eppure predestinate di ogni bombardamento. Secondo fonti ospedaliere, nel momento in cui sto scrivendo sono 120 i minori rimasti sotto le bombe, 548 i morti totali, più di 2700 i feriti, decine e decine i dispersi. Due giorni fa all'ospedale della mezzaluna rossa nel campo profughi di Jabalia, la notte non è mia calata. Dal cielo elicotteri Apache hanno lanciato ordigni luminescenti in continuazione, tanto da non farci accorgere di una qualche differenza tra alba e tramonto. Il cannoneggiare ripetuto di un carro armato posto a meno di un chilometro dall'ospedale ha crepato seriamente le mura dell'edificio, ma abbiamo resistito fino alla mattina. Verso le 10 circa, bombe sul campo incolto adiacente all'edificio, fuoco di mitragliatrice tutt'attorno, per i dottori della mezzaluna rossa quello era un messaggio dell'esercito diretto a noi, evacuazione immediata, pena la vita.

Abbiamo trasferito i feriti in altre infrastrutture ospedaliere, e ora la base operativa delle ambulanze è sulla strada Al Nady, il personale medico se ne sta seduto sui marciapiedi in attesa di chiamate, che si susseguono febbrilmente. Per la prima volta dall'attacco israeliano ho visto negli ospedali alcuni cadaveri di membri della resistenza palestinese. Un numero infinitamente piccolo, proporzionato alle centinaia di vittime civili, che dopo l'invasione di terra si sono moltiplicate esponenzialmente. Dopo l'attacco alla moschea di Jabalia, coinciso con l'entrata dei carri armarti, che ha causato 11 morti e una cinquantina di feriti, per tutta la notte di sabato scortando le ambulanze ci siamo resi conto della tremenda potenza distruttiva degli obici sparati dai tanks israeliani, come se di distruzione nei giorni precedenti se ne sentiva l'assenza. A Bet Hanoun una famiglia che si stava scaldando nella propria casa dinnanzi ad un fornellino a legna, è stata colpita da uno di questi micidiali colpi di cannone. Abbiamo raccolto 15 feriti, 4 casi disperati. Successivamente verso le 3 e mezza del mattino abbiamo risposto ad una chiamata d'emergenza, troppo tardi, dinnanzi all'uscio di un'abitazione tre donne in lacrime ci hanno messo in braccio una bambina di quattro anni avvolta da un lenzuolo bianco, il suo sudario, era già gelida. Ancora una famiglia colpita in pieno, questa volta dall'aviazione, a Jabalia, due adulti con in corpo schegge di esplosivo. I due figli hanno riportato ferite lievi, ma da come strillavano era evidente il trauma psicologico che stavano vivendo, qualcosa che li segnerà indelebilmente per tutta la vita più di uno sfregio su una guancia. Anche se nessuno si ricorda di citarli, sono migliaia i bambini afflitti da gravi turbe mentali procurate dal terrore dei continui bombardamenti, o peggio, dalla vista dei genitori e dei fratellini dilaniati dalle esplosioni.

I crimini di cui si sta macchiando Israele in queste ore vanno ben oltre i confini dell'immaginabile.
I soldati non ci permettono di andare a soccorrere i superstiti di questa immensa catastrofe innaturale.
Quando i feriti si trovano in prossimità dei mezzi blindati israeliani che li hanno attaccati, a noi sulle ambulanze della mezzaluna rossa non è concesso avvicinarsi, i soldati ci bersagliano di colpi. Avremmo bisogno della scorta di almeno un'ambulanza della croce rossa, e del coordinamento di questi ultimi coi vertici militari israeliani, prima di correre a cercare di salvare vite. Provate a immaginare quanto tempo necessiterebbe una procedura del genere, una condanna a morte certa per dei feriti in attesa di trasfusioni o di trattamenti di emergenza. Tanto più che la croce rossa ha i suoi di feriti a cui pensare, non potrebbe in nessun modo rendersi disponibile ad ogni nostra chiamata.
Ci tocca allora stazionare in una zona "protetta", eufemismo qui a Gaza, ed bambini-fosforoattendere i parenti che ci portino i congiunti moribondi, spesso in spalla. Così è andata verso le 5.30 di stamane, abbiamo arrestato col motore acceso l'ambulanza al centro di un incrocio e indicato tramite telefono la nostra posizione ad uno dei parenti dei feriti. Dopo una decina di minuti di snervante attesa, quando aveva già deciso di ingranare la marcia ed evacuare l'area per andare a rispondere ad un'altra chiamata, abbiamo visto girare l'angolo e dirigersi verso di noi, lentamente, un carretto carico di persone sospinto da un mulo. Una coppia con i suoi due figlioletti. La migliore rappresentazione possibile di questa non-guerra. Questa non è una guerra perché non ci sono due eserciti che si battagliano su di un fronte, è un trovarsi sotto assedio da un'aviazione, una marina, ed ora pure una fanteria fra le più potenti del mondo, sicuramente la più avanzata in fatto di equipaggiamento militare tecnologico, che ha attaccato una misera striscia di terra di 360 kmq, dove la popolazione si muove ancora sui muli e c'è una resistenza malearmata la cui unica forza è quella di essere pronta al martirio. Quando il carretto si è fatto abbastanza vicino gli siamo andati incontro, e con orrore abbiamo scoperto il suo macabro carico. Un bimbo stava sdraiato con il cranio fracassato, gli occhi letteralmente saltati fuori dalle orbite dondolavano sul viso come quelli al termine dei peduncoli dei granchi, lo abbiamo raccolto che ancora respirava. Il suo fratellino invece presentava il torace sventrato, gli si potevano distintamente contare le costole bianche oltre i brandelli di carne lacera. La madre teneva poggiate le mani sul quel petto scoperchiato, come se cercasse di aggiustare quel che il frutto del suo amore aveva saputo generare, e l'odio anonimo di un soldato, obbedendo ferramente a dei sadici ordini aveva per sempre distrutto.

Devo denunciare un ulteriore crimine, e nostro ennesimo personale lutto. L'esercito Israeliano continua a prendere di mira le ambulanze. Dopo il dottore e l'infermiere morti a Jabalia 4 giorni fa, ieri è toccato ad un nostro amico, Arafa Abed Al Dayem, 35 anni, lascia 4 figli. Verso le 8.30 di ieri mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Gaza city, due civili falciati da una mitragliatrice di un carro armato, una delle nostre ambulanza delle mezza luna rossa è accorsa sul posto. Arafa un infermiere e hanno caricato i due feriti sull'ambulanza, hanno chiuso gli sportelli pronti a correre verso l'ospedale, quando sono stati centrati in pieno da un obice sparato da un carro armato. Il colpo ha decapitato uno dei feriti, e ha ucciso anche il nostro amico, Nader l'infermiere che lo accompagnava se l'è cavata ma è ora ricoverato nello stesso ospedale dove lavora. Arafa, maestro elementare, si offriva come volontario paramedico quando c'era carenza di personale. Siamo sotto una pioggia, nessuno se l'era sentita di chiamarlo in una situazione di così alto rischio. Araf si era presentato da solo, e lavorava conscio dei pericoli convinto che oltre la sua famiglia c'erano anche altri essere umani da difendere, da soccorrere.
Ci mancano le sue burle, il suo irresistibile e contagioso sense of humour che rallegrava l'intero ospedale Al Auda di Jabalia anche nelle sue ore più cupe e drammatiche, quando sono più i morti e i feriti che confluiscono, e ci sente quasi colpevoli, inutili per non aver potuto fare qualcosa per salvarli, schiacciati come siamo da una forza micidiale inesorabile, la macchina di morte dell'esercito israeliano. Qualcuno deve arrestare questa carneficina, ho visto cose in questi giorni, udito fragori, annusato miasmi pestiferi, che se avessi mai un giorno una mia progenia, non avrò mai il coraggio di tramandare. C'è qualcuno laffuori? la desolazione del sentirsi isolati nell'abbandono è pari alla veduta di un quartiere di Gaza dopo un'abbondante campagna di raid aerei. Sabat sera mi hanno passato al telefono la piazza di Milano in protesta, ho passato a mia volta il cellulare agli eroici dottori e infermieri con cui stiamo lavorando, li ho visto rincuorarsi per un breve attimo. Le manifestazioni in tutto il mondo dimostrano che esiste ancora qualcuno in cui credere, ma le manifestazioni non sono ancora abbastanza partecipate per esercitare quella pressione necessarie affinché i governi occidentali costringano Israele in un angolo, ad assumersi le sue responsabilità come criminale di guerra e contro l'umanità.
Moltissime le donne gravide terrorizzate che in queste ore stanno dando alla luce figli frutti di parti prematuri.
Ne ho accompagnate personalmente tre a partorire. Una di queste, Samira, al settimo mese, ha dato alla luce uno splendido minuscolo bimbo di nome Ahmed. Correndo con lei a bordo verso l'ospedale di Auda e lasciandoci dietro negli specchietti retrovisori lo scenario di morte e distruzione dove poco prima stavamo raccogliendo cadaveri, ho pensato per un attimo che questa vita in procinto di fiorire potesse essere il beneaugurio per un futuro di pace e speranza. L'illusione si è dissolta col primo razzo che è crollato a fianco della nostra ambulanza tornando da Auda al centro di Jabalia. Queste madri coraggio mettono tristemente al mondo creature le quali assorbono come prima luce nei loro occhi, nient'altro oltre il verde militare dei tanks e delle jeeps e i lampi intermittenti che precedono le esplosioni. Quali prospettive di vita attendono bimbi che fin dal primo istante della loro nascita avvertono sofferenza e urla di disgrazia? Restiamo umani

blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/
websites della missione: http://www.freegaza.org/ e www.palsolidarity.org
contatto: guerrillaingaza@gmail.com

giovedì 1 gennaio 2009

Parlarmentare greco restituisce regalo all’ambasciata israeliana

Fonte: Megachip - tratto da Infopal

Mentre noi abbiamo i Frattini e i Fassino, in Grecia ci sono i Pangalos.
L'ambasciata di Israele ha mandato a Theodoros Pangalos, membro del parlamento greco, tre bottiglie di vino offerte in regalo per le feste.


Theodoros Pangalos ha restituito il regalo all'ambasciatore con questa lettera:

Caro signor Ambasciatore,
Grazie per le tre bottiglie di vino che mi ha inviato come auguri delle festività. Auguro a lei, alla sua famiglia e ai membri dell'ambasciata un felice nuovo anno. Buona salute e progresso a voi tutti.
Ho notato con rammarico che il vino che mi avete donato è stato prodotto nelle Alture del Golan. Ho sempre saputo, sin da quando ero molto giovane, che non si deve rubare e non si devono accettare i prodotti di un furto. Così ora non posso accettare questo regalo e devo restituirvelo.
Com'è noto, il vostro paese occupa illegalmente le Alture del Golan che appartengono alla Siria, secondo il diritto internazionale e le numerose decisioni della Comunità internazionale.

Colgo l'opportunità di esprimere la mia speranza che Israele otterrà sicurezza all'interno di frontiere riconosciute e che le attività terroristiche contro il suo territorio, da parte di Hamas o di chiunque altro, saranno contenute e rese impossibili; inoltre, spero che il vostro governo cessi di praticare la politica della punizione collettiva applicata su scala totale da Hitler e dai suoi eserciti.

Le azioni come quelle che attualmente esercitano i militari di Israele a Gaza, ricordano gli olocausti dei greci a Kalavrita, Doxato, Distomo e certamente nel ghetto di Varsavia.

Con questi pensieri, permetta che esprima a voi e ai cittadini israeliani i miei auguri, e a tutta la gente della regione.

Atene, 30/12/2008
Theodoros Pangalos, Parlamentare (Grecia)
Sito web: http://www.pangalos.gr - E-mail: pangalos@otenet.gr

Per approfondimenti:
Gaza. È terrorismo. È strage. Si può raccontare il crimine di Pino Cabras

Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza? di Mustafa Barghouti

Photo gallery dei bombardamenti a Gaza

I crimini di guerra israeliani di Richard Falk

Stragi a Gaza, la verità manipolata da modelli comunicativi articolati