sabato 14 giugno 2008

C'È CHI DICE NO!




Trattato di Lisbona, "No" irlandese
Barroso: "Si vada avanti lo stesso"


DUBLINO - Europa davanti all'incubo di una nuova crisi istituzionale, dopo che la maggioranza degli irlandesi ha bocciato con un referendum il Trattato Ue. Tre anni dopo i "No" di Francia e Olanda, che avevano affossato il progetto di Carta costituzionale e portato poi alla firma, il 13 dicembre scorso, del semplificato Trattato di Lisbona, rischia ora di tramontare la riforma di cui l'Unione aveva bisogno.

L'annuncio ufficiale. L'Irlanda ha scelto di non ratificare il Trattato di Lisbona per la riforma Ue. L'annuncio ufficiale del referendum di ieri, è arrivato dal ministro della Giustizia. "Hanno vinto i no - ha dichiarato il ministro in diretta televisiva - alla fine, per una miriade di ragioni, il popolo si è espresso così. Un risultato che lascia delusi ma di cui bisogna prendere atto".

"Non c'è una soluzione rapida" dopo il "No", ha detto il premier irlandese Brian Cowen, ammonendo che ora c'è il rischio di un "potenziale disastro" per l'Ue.

Risultati definitivi. Il "No" ha vinto con il 53,4% dei voti, contro il 46,6 del "Sì". Gli elettori che hanno votato contro il trattato europeo sono stati 862.415, mentre a favore si sono espressi 752.451 irlandesi. L'affluenza è stata di poco superiore al 50% degli aventi diritto. Gli esponenti del governo, sentiti dalla televisione pubblica Rte, avevano già ammesso di aspettarsi questo risultato. E già dalle prime ore della mattina i sondaggi vedevano in testa i voti contrari al documento.

Mercati finanziari. Il risultato del referendum ha avuto immediate conseguenze sui mercati finanziari, con l'euro che ha toccato nei confronti del dollaro Usa il minimo mensile a 1,5307 dopo le notizie diffuse. In particolare, il primo ministro lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che il Trattato di Lisbona non potrà entrare in vigore come previsto il primo gennaio del 2009.

Barroso: "Il trattato non è morto". Sulla bocciatura irlandese, si è pronunciato il presidente della Commissione Europea. José Manuel Barroso ha puntualizzato la posizione della Commissione Europea "Diciotto paesi - ha detto Barroso - hanno già approvato il Trattato, l'Irlanda ha votato "No", ma noi dobbiamo continuare il processo delle ratifiche per sapere esattamente alla fine quali sono le posizioni di tutti i partner".

Il presidente della Commissione Europea ha ribadito più volte che ora è "troppo presto" per parlare di quali soluzioni potranno essere trovate per andare avanti dopo il "No" irlandese. "Dovremo ascoltare prima il premier irlandese - ha osservato Barroso - e poi i leader europei che si incontreranno giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles".

Barroso ha anche sottolineato che il "No" dell'Irlanda non risolve certamente quei problemi a cui i 27 volevano dare una risposta efficiente ed efficace proprio attraverso il Trattato sottoscritto a Lisbona lo scorso dicembre. Ha tuttavia aggiunto che il risultato irlandese ha lo stesso peso della bocciatura francese della bozza costituzionale nel 2005.

Repubblica Ceca. Il premier ceco Mirek Topolanek (la Repubblica Ceca assumerà la presidenza di turno all'inizio del 2009), definisce la bocciatura irlandese una "complicazione politica", ma ribadisce che l'Unione Europea dispone di una forza contrattuale stabile, che le permette di "funzionare" comunque. "L'Unione ha già affrontato e superato complicazioni di questo livello", ha aggiunto Topolanek che tuttavia ricorda che "le regole del gioco ci dicono che - se un solo Paese ricusa il processo di ratifica, questo è da considerarsi automaticamente finito".

Francia e Germania. Parigi e Berlino, pur dispiaciute per il "No", si augurano in un documento comune che il processo per la ratifica vada avanti. E' importante che gli altri stati membri dell'Ue che non l'abbiano ancora fatto proseguano con il processo di Lisbona, sottolineano il cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy.

"Prendiamo atto della decisione democratica dei cittadini irlandesi con tutto il rispetto loro dovuto, anche se non ce ne rammarichiamo". In ogni caso, proseguono i due statisti, "il trattato di Lisbona è stato firmato dai capi di Stato e di governo dei 27 stati membri e la procedura di ratifica è già completata in 18 paesi. Speriamo dunque che gli altri stati membri proseguano il processo di ratifica".

Sarkozy e Merkel si dicono "convinti che le riforme contenute nel trattato di Lisbona siano necessarie per rendere l'Europa più democratica e più efficace e che le permetteranno di rispondere meglio alle sfide che devono affrontare i suoi cittadini".

Londra. "La Gran Bretagna andrà avanti con la
ratifica del Trattato a dispetto della bocciatura irlandese". Lo ha assicurato il ministro degli Esteri britannico, David Miliband. Nel Regno Unito i conservatori, all'opposizione, premono da mesi con l'appoggio di gran parte della stampa perché la ratifica avvenga per referendum popolare come in Irlanda. Ma il governo laburista capeggiato da Gordon Brown ha scelto la strada del Parlamento, consapevole che un eventuale referendum sarebbe vinto in modo netto dal "No", mentre ai Comuni dispone di una comoda maggioranza disposta ad approvare il trattato.

Spagna. Il "No" irlandese è una "notizia non buona", per il ministro degli esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, secondo il quale tuttavia "l'Europa non si fermerà" e una "soluzione sarà comunque trovata". Moratinos ha comunque espresso il suo "rispetto per la volontà del popolo irlandese".

Portogallo. Luis Amado, ministro degli esteri, parla di "impasse istituzionale" di fronte alla quale "i Paesi dell'Ue dovranno cercare insieme una soluzione dalla crisi in cui l'Europa è piombata".

Belgio. Il "No" dell'Irlanda al Trattato di Lisbona "non può frenare lo slancio dell'Ue", afferma il primo ministro, Yves Leterme. E "il voto irlandese - ha detto il ministro degli esteri Karel De Gutch - non è un rifiuto della costruzione europea, ma dimostra ancora una volta la necessità di una riforma delle istituzioni europee per renderle più trasparenti e comprensibili, proprio come prevede il trattato di Lisbona".

Danimarca. Copenaghen "deplora" il risultato del referendum irlandese, sottolineando come quello di Lisbona "è un buon trattato frutto di parecchi anni di confronto tra i Paesi europei", afferma il ministro degli esteri Per Stig Moeller.

Polonia. "Il referendum non squalifica il Trattato, e cercheremo il modo più efficace affinchè entri in vigore e non venga dissipata la sua essenza", ha dichiarato il premier polacco, Donald Tusk.

Estonia e Lituania. Se Tallin sottolinea come l'Irlanda "è uno dei PAesi che più ha beneficiato dei vantaggi dell'Ue", Vilnius invita Dublino a fare ora una proposta per uscire dalla situazione di impasse.

(13 giugno 2008) tratto da repubblica.it

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