mercoledì 10 settembre 2008

Oggi e sempre, viva la GRANDE MADRE AMERICA!!!



Fannie Mae e Freddie Mac, interviene il Tesoro americano

NEW YORK – Alla fine di un difficile dibattito, la Casa Bianca ha deciso ieri di autorizzare l'intervento dello stato per calmare i nervi di operatori e risparmiatori americani. Così, in serata di domenica, per consentire a tutti di assorbire la portata de provvedimenti ben prima della riapertura del mercati questa mattina, il Tesoro e la Fed hanno comunicato un pacchetto di azioni separate, ma coordinate, per rafforzare la posizione finanziarie di Fannie Mae e Freddie Mac, i principali detentori di portafogli mutui in America. Il pacchetto sarà subito inviato in Congresso per essere approvato con procedure d'urgenza. Nel frattempo si è cercato di creare consenso fra i principali bancieri americani per sostenere il mercato: Freddie in particolare, dovrà passare oggi un importante test con un collocamento obbligazionario di 3 miliardi di dollari. E un fallimento dell'operazione potrebbe avere conseguenze disastrose.

Il Tesoro chiede la discrezione di acquistare ingenti quote di capitale nelle due istituzioni che garantiscono il mercato secondario in America da qui ai prossimi due anni e avrà il mandato di ampliare, se necessario, le linee di credito per entrambe, ferme a un tetto di 2,5 miliardi di dollari da quasi 40 anni, quando l'indebitamento era di circa 15 miliardi di dollari. Oggi rispettivamente, Fannie e Freddie hanno un indebitamento di 800 e 740 miliardi di dollari. Insieme inoltre detengono un portafoglio misto di circa 5.000 miliardi di dollari, la metà dell'esposizione totale del sistema immobiliare americano. La Federal Reserve avrà invece un ruolo di consulente e sua volta, attraverso la Filiale di New York consentira' a Fannie e Freddie l'accesso allo sportello per l'erogazione del credito al tasso di sconto accettando in garanzia titoli delle due istituzioni. Queste misure si sono rese necessarie dopo che in una settimana, a conferma della straordinaria fragilità della situazione, Freddie e Fannie avevano perso circa il 50% del loro valore in Borsa. Il provvedimento di urgenza sarà inviato al Parlamento che dovrà ratificare al più presto i provvedimenti, inserendoli in un progetto di legge già in discussione alla Camera e al Senato. Il Tesoro ha tuttavia precisato che non intende nazionalizzare le due istituzioni, che non intende necessariamente tutelare gli azionisti, ovviamente esposti al rischio delle loro scelte. Piuttosto si cercherà di alleviare la crisi del piccolo consumatore.

Per farlo, c'è un obiettivo: rassicurare la comunità finanziaria mondiale sulla presenza vigile del governo americano in questa situazione di grande disordine e di evitare che oggi, sull'onda dell'incertezza, massicce ondate di vendita possano mettere di nuovo a rischio la stabilità dei mercati. La situazione infatti resta molto tesa. La notizia, alla vigilia del fine settimana, del fallimento di IndyMac, una banca con 32 miliardi di dollari di attività patrimoniali, pesantemente esposta nel settore immobiliare ha scosso i nervi dei risparmiatori oltre che degli operatori: al di là dei depositi protetti dalla Federal Deposit Insurance Corporation, che ha sequestrato la banca, 10.000 correntisti dell'istituzione hanno visto finire in polvere circa un miliardo di dollari dei loro risparmi. Il fallimento è il terzo più importante nella storia americana. E molti ora temono che altre banche più piccole a livello regionale, possano fare la stessa fine. «Non potevamo correre il rischio che una covergenza di più notizie negative potesse fare massa e provocasse una corsa agli sportelli – ha dichiarato a il Sole 24 Ore una fonte informata vicina al Tesoro –. Inoltre, era importante chiarire la differenza tra il caso Fannie Mae Freddie Mac, di natura più strutturale e il caso IndyMac, gravissimo, ma per ora isolato». Le tensioni tuttavia restano. Il Sole 24 Ore ha rilevato la preoccupazione di molti analisti anche per la stabilità di Lehman Brothers, una delle più antiche istituzioni a Wall Street. Indiscrezioni raccolte in Gran Bretagna inoltre, anticipano che due imporanti istituzioni bancarie (una delle due potrebbe essere la Halifax Bank of Scotland) versano in gravi difficoltà. Ma William Isaac, il presidente della Fdic all'inizio degli anni Ottanta ha cercto di rassicurare. Oggi, ha detto, i fallimenti ci sono e ci saranno, ma restano casi isolati non sistemici come alla fine degli anni Ottanta, quando complessivamete fallirono oltre 3.000 casse di risparmio americane.
Di questa situazione, delle vie d'uscite, della necessità improrogabile di dare un segnale forte ma non disperato si è parlato in modo frenetico durante tutto il fine settimana tra Washington e New York. Il Tesoro ha formato gruppi di lavoro che hanno esaminato libri contabili di Fannie e Freddie e di altre istituzioni fragili; ha organizzato conference call con le principali banche e con la Fed, con l'obiettivo di convincere le istituzioni più solide a sottoscrivere i tre miliardi di dollari di debito che saranno collocati oggi sul mercato per conto di Freddie Mac. La Federal Reserve ha invece riunito d'urgenza il consiglio dei governatori e di concerto si è deciso di garantire l'erogazione di imporanti nuove linee di credito. Alla fine si è concluso che i "malati" più gravi erano Freddie Mac e Fannie Mae. È su queste due istituzioni che poggia l'intero sistema che sostiene il mercato secondario sui mutui in America. Il fallimento isolato di alcune banche, pur preoccupante, non dovrebbe necessariamente avere lo stesso impatto sistemico. La priorità principale dunque doveva essere quella di garantire la solvibilità di Freddie Mac e di Fannie Mae. Si da per certo comunque, che in questa situazione di incertezza vi saranno degli aumenti dei tassi di interesse per mutui a lungo termine. Questo potrebbe peggiorare la recessione del settore immobiliare e la recessione in genere. Ma, almeno, si tratterà di un fenomeno guidato e non affidato al panico di un mercato fuori controllo.

dal nostro corrispondente Mario Platero

tratto da ilsole24ore.com

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