lunedì 28 giugno 2010

LA DIFFUSIONE DI MASSA DEL "GIOCO D'AZZARDO LEGALE"

ROMA - "La diffusione di massa del "gioco d'azzardo legale" (Superenalotto, lotterie, poker online e win for life), è tra le prime cause dell'indebitamento delle famiglie. Ed è l'anticamera del ricorso al prestito usurario". Quando mons. Alberto D'Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, ha pronunciato questo grave j'accuse all'Antimafia, fra deputati e senatori è calato un imbarazzato silenzio. Poche ore prima, infatti, il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva presentato alla stessa commissione parlamentare d'inchiesta un riservatissimo documento che svelava come il "mercato dell'usura, in Italia, sia in espansione, favorito dall'attuale recessione economica".
Quell'imbarazzo l'ha poi spiegato il capogruppo Pd, Laura Garavini: Dice: "Da una parte lo Stato è impotente di fronte al dilagare del prestito illegale gestito dalle mafie, dall'altra, anziché, per dirla con D'Urso, "prevenire tutte le cause che generano usura, le incentiva, come avviene per il gioco d'azzardo legale, che sottrae denaro alle famiglie con tecniche sempre più raffinate". E che, secondo uno studio del Censis, ha un volume d'affari di circa 50 miliardi". La prova della resa dello Stato di fronte a questi due fenomeni - racket delle estorsioni ed usura, spesso legati fra loro ed entrambi gestiti dalla criminalità organizzata non solo al Sud, ma anche al Nord, in particolare in Lombardia - viene offerta dai numeri contenuti nella relazione riservata presentata dal titolare del Viminale alla Commissione.

Relazione che contiene atti della Dia, della Dna, e della Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno. Attraverso usura e estorsioni - si legge nella relazione del Viminale - la Mafia spa (prima azienda del Paese con un fatturato di 135 miliardi di euro e un utile netto di 78 miliardi), controlla il territorio. "E si sostituisce allo Stato nella riscossione delle tasse". "Il giro d'affari del credito illegale si aggira intorno ai 13 miliardi di euro. I commercianti colpiti da usura nel 2009 sono stati200 mila, con un costo di circa 20 miliardi di euro. Quelli vittima di estorsione sono stati 160 mila. Pagano il pizzo l'ottanta per cento dei negozi di Catania e Palermo, il 70% delle imprese di Reggio Calabria, il 50% di quelli di Napoli, del nord Barese e del Foggiano.

A fronte di questo fenomeno criminale di massa è minima la ribellione della società civile: le istanze presentate al Comitato di solidarietà per le vittime sono state appena 151 per le estorsioni, solo 127 per l'usura. "Con il ddl intercettazioni voluto dal governo - spiega Pier Giorgio Morosini, giudice antimafia e membro dell'Anm - non si potranno più perseguire usura e estorsioni con le indagini telefoniche. E grazie all'emendamento D'Addario tuttora in vigore, la vittima di racket che registrerà l'incontro con il suo carnefice rischierà il carcere per intercettazione abusiva".

Nessun commento: